Le Iene e gli influencer che accettano di promuovere prodotti nocivi: giusto censurare i volti?

Il servizio andato in onda nel programma Mediaset ha fatto discutere gli utenti dei social network, che seguono decine di influencer

07/12/2021 di Redazione

Mondo dei social network e influencer senza scrupoli, che fanno prevalere gli interessi economici rispetto al fatto di promuovere comportamenti etici. È questo ciò che emerge dal servizio de Le Iene andato in onda nel corso dell’ultima puntata del programma Mediaset: sono stati contattati diversi influencer, che hanno avuto modo di trovarsi di fronte un finto imprenditore che sottoponeva loro una proposta border line. Accettare una importante cifra di denaro per sponsorizzare un prodotto nocivo, dannoso per la salute, o che sfruttava il lavoro minorile in uno dei Paesi più poveri del mondo per produrre il manufatto. Tra questi influencer soltanto tre – Audrey Chabloz, Alessandro Magni, Giada Folcia – hanno rimandato la proposta al mittente, facendo prevalere la propria etica rispetto alla proposta economica.

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Influencer e Le Iene, il servizio e la censura dei volti

Gli altri influencer, i cui volti non sono stati mostrati al pubblico, non hanno avuto dubbi nell’accettare la proposta economica. Salvo poi ritrovarsi senza parole quando, nella stanza del colloquio, interveniva Stefano Corsi, inviato del programma, a chiedere una loro opinione in merito a quanto appena accaduto. Tra gli influencer che hanno accettato la proposta, Asia Valente, modella di Playboy ed ex concorrente del Grande Fratello, compare con il proprio volto davanti alle telecamere e mantiene salda la propria opinione anche davanti al microfono dell’inviato de Le Iene.

Tuttavia, una domanda sta attraversando il web in queste ore, quando ormai il servizio è diventato virale: per quale motivo si è scelto di censurare il volto degli influencer che hanno accettato la proposta? Oltre al tema del consenso e della liberatoria della persona coinvolta dall’intervista, sicuramente ha avuto un peso la decisione di non sottoporre questi influencer – dal folto seguito di pubblico – a una gogna che, sui social network, scatta anche per molto meno. Dunque, Le Iene non hanno voluto essere causa di un effetto collaterale sempre più frequente e che può creare problemi di un certo peso in rete.

Ma d’altra parte c’è un altro tema che bisogna prendere in considerazione. Gli influencer intervistati hanno centinaia di migliaia, se non milioni, di followers. Dunque, riescono a raggiungere una fetta importantissima del pubblico italiano sui social network: è giusto che questo pubblico sappia che alcuni influencer non avrebbero scrupoli a sponsorizzare prodotti nocivi, ma che non sappia i loro nomi?

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