Il discrimine di un milione di follower, ma su quali social?

Tra le lacune che emergono dalle linee guida Agcom, in attesa del tavolo tecnico, c'è la questione delle piattaforme su cui calcolare anche l'engagement rate

17/01/2024 di Enzo Boldi

Pesa più un follower su LinkedIn o uno su Instagram? I due sono equiparabili e possono essere considerati alla stessa stregua, entrando entrambi a far parte del conteggio del numero minimo di follower che attribuisce maggiori responsabilità a un cosiddetto creatore di contenuti digitali? Queste due domande sono, per il momento, rimaste inevase dalle linee guida pubblicate da Agcom nella giornata di martedì 16 gennaio. Quell’assenza di definizione di un perimetro per decidere cosa sia definibile social media è uno dei vulnus che emergono alla luce di quell’equiparazione tra gli influencer e gli editori in termini di responsabilità. Perché se l’Autorità ha fornito alcuni dettagli per l’individuazione delle caratteristiche di chi dovrà tenere bene a mente i princìpi del TUSMA nelle sue comunicazioni digitali, resta ancora non chiaro il parametro degli influencer da un milione di follower.

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All’interno dell’allegato alla delibera pubblicata ieri da Agcom, vengono esplicitamente specificate le caratteristiche dell’influencer-tipo a cui si rivolge questo nuovo impianto di regolamento:

  • raggiungono un numero di iscritti (i cosiddetti follower) pari, in sede di prima applicazione, ad almeno un milione, risultanti dalla somma degli iscritti sulle piattaforme e dei social media su cui operano;
  • abbiano superato almeno su una piattaforma o social media un valore di engagement rate medio negli ultimi 6 mesi pari o superiore al 2%.

Ma di quali social media si sta parlando? La risposta a questa domanda, purtroppo, non c’è. Non vi è alcuna definizione, se non quella di alcuni parametri numerici relativi alla singola persona. Al singolo account.

Influencer da un milione di follower, ma su quali social?

In nessuna parte del testo della delibera di Agcom sulle linee guida, infatti, viene fornita una definizione di cosa può e deve essere considerato social media. Vi è solo un riferimento, piuttosto standard, sempre relativo all’influencer e non alla piattaforma. Saranno oggetto di maggiori controlli, vincoli e sanzioni gli influencer da un milione di follower (sommati tra quelli dei social media su cui operano e pubblicano), con un engagement rate medio pari o superiore al 2% negli ultimi sei mesi e che operano «dietro corresponsione di denaro ovvero fornitura di beni o servizi».

Dunque, entra in ballo l’influencer marketing, i contratti commerciali e i post in cui si sponsorizzano (previo accordo) prodotti o servizi. Ma dove? Sicuramente su Instagram e TikTok, le due principali piattaforme dell’ecosistema dei social media attualmente presenti sul mercato. Stesso discorso di può fare per Facebook (anche se in continuo calo dal punto di vista dell’influencer marketing, e YouTube. Ma bastano questi? Ovviamente no. In questo computo, per arrivare alla somma di almeno un milione di follower, si possono tenere fuori piattaforme come X, Snapchat, Pinterest, Whatsapp e Telegram (con i loro canali), LinkedIn e OnlyFans? Tutto ciò non è definito, ma si tratta di un argomento che dovrà necessariamente essere uno degli oggetti principali sul tavolo tecnico che sarà avviato nelle prossime settimane.

Perché le macro-misure in ballo sono moltissime, visto che la somma dei follower (più che l’indice di engagement rate medio, che sembra lasciare il tempo che trova in una valutazione oggettiva del “peso” dell’influenza di una personalità social) sembra essere l’elemento più discriminante per comprendere chi deve o non deve rispettare tutti gli articoli del TUSMA e chi, invece, avrà il dovere di rispettarne solamente un paio (il 41 e il 42). Infatti, nei vari discorsi sul tema che si trovano in rete, si parla solamente delle Celebrities (ovvero coloro i quali hanno un enorme seguito sui social). Ci si dimentica, però, di tutto quel substrato (molto più numeroso rispetto ai pochi “eletti” dalla magia del digitale) che ha numeri medi su tutte le piattaforme. Numeri che, se sommati, possono superare quella soglia minima di un milione di follower.

Non era meglio equiparare i social media agli editori?

Per questo è molto importante definire quali sono i social media oggetto della conta dei follower, con esplicita spiegazione del perché – per esempio – non si debbano tenere in considerazione i follower di un canale Telegram rispetto a quelli di una pagina Instagram. Ed è proprio questo paradosso il punto della questione. Ovviamente, nessuno contesta il fatto che ognuno debba essere considerato responsabile di ciò che dice (che, in chiave digitale, può essere definito come “ciò che pubblica”). Ma su questi aspetti ci sono già delle leggi che possono essere utilizzate, come quelle sulla diffamazione, gli insulti e la tutela dei minori.

Non sarebbe stato più opportuno agire in modo differente? Invece di cercare di normare solamente il comportamento del singolo, non si sarebbe potuto dare alle piattaforme di social media la definizione di “editore”, inchiodandolo alle sue responsabilità? Perché occorre ricordare una cosa: è vero che gli influencer guadagnano attraverso la vetrina social, ma gli stessi social guadagnano (non solo con i nostri dati) attraverso il successo degli influencer stessi. Ma, almeno a livello di comunicazione, non vengono mai richiamati alle loro responsabilità editoriali.

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