L’infermiere licenziato dopo un video su TikTok chiede scusa: «Ma perché sono stato colpito solo io?»

Il giovane, che lavorava in una struttura sanitaria di Roma, ha contattato il portale Webboh con un DM su Instagram

11/11/2021 di Gianmichele Laino

Arrivano anche le scuse in DM. Nell’epoca in cui sui social network si può davvero fare di tutto e – a causa dei social network e del loro utilizzo – si può persino subire un licenziamento (come la vicenda in questione dimostra), ecco che i messaggi privati su Instagram diventano anche il modo per poter far conoscere al mondo intero – che fino a quel momento aveva letto soltanto una e una sola versione – i propri pensieri. Stiamo parlando dell’infermiere del video TikTok che aveva realizzato, sulla piattaforma, una clip in cui simulava dei conati di vomito. Il video era poi stato ripreso dal noto account Instagram Trash Italiano e da diverse testate giornalistiche che ne avevano parlato. Poi, è arrivata la notizia del suo licenziamento. Infine, si aggiunge alla vicenda un altro capitolo: l’infermiere, Genny (27 anni), ha contattato in privato la redazione di Webboh per poter raccontare la sua storia. Un DM su Instagram che ha permesso al portale di offrire, in esclusiva, la versione dell’infermiere dopo il licenziamento.

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Infermiere del video TikTok, le sue scuse

A Webboh, l’infermiere ha affermato: «Voglio chiedere scusa a chi si è sentito offeso – ha detto, dopo il primo contatto con il portale -: sono pronto a chiedere scusa anche di persona. Non lo rifarei: voleva essere un video leggero e invece la mia vita è distrutta per tre secondi di video». Le immagini della simulazione dei conati di vomito era accompagnata dalla caption quando vai a controllare il paziente dopo due clisteri. Una frase che, in negativo, ha colpito l’audience del social network, che ha immediatamente sommerso di insulti e proteste l’infermiere.

Sempre nel colloquio con Webboh, l’infermiere di 27 anni ha analizzato la vicenda anche da un altro punto di vista: Ci sono milioni di video dove colleghi (infermieri, anestesisti, tirocinanti, ginecologi, e chi più ne ha, ne metta) fanno dei video ironici sul loro lavoro, o al contrario video di pazienti che insultano i medici. Il web ne è pieno. Io ho fatto un video ironico, ma non ho messo a repentaglio la vita dei miei pazienti. Ma perché la colpa di questo fenomeno ricade soltanto su di me?».

Tanti sono gli aspetti messi in evidenza da questa vicenda, compreso quello dell’utilizzo dei social network in quanto rappresentanti di una specifica categoria di lavoratori. Molto spesso, soprattutto nell’ultimo periodo, infermieri, assistenti sanitari, medici stanno utilizzando diversi canali mediatici per raccontare la propria professione e, magari, dare anche qualche indicazione più verticale ai propri followers. Spesso capita che il clima di leggerezza che contraddistingue il mezzo di comunicazione lasci il campo a scivoloni. In alcuni casi, come questo, si arriva persino a licenziare. Il fatto di non aver previsto una fattispecie uguale per tutti che possa disciplinare l’impiego dei social network sul luogo di lavoro, lascia molto spazio all’interpretazione. E può creare effetti inattesi e indesiderati che – gioco forza – vanno a compromettere un’intera carriera.

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