Dolore per il dato di oggi sui decessi (580 morti), ma ottimismo per quel che riguarda gli altri parametri individuati dagli ultimi bollettini del Ministero della Salute. Franco Locatelli, intervenuto a Otto e Mezzo (su La7), ha parlato di indice RT stabile: negli ultimi giorni, come spiegato dal Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, la curva si è addolcita. Questo non vuol dire che la situazione sia tendente alla risoluzione dei problemi, ma che il picco potrebbe esser stato raggiunto. Una buona notizia, anche se la situazione negli ospedali e nelle terapie intensive sembrano portare a un pessimismo molto più spinto.
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«La stabilità dell’indice di contagiosità indica che le misure intraprese stanno portando risultati, c’è una decelerazione rispetto alla crescita del passato. E il Dpcm del 24 ottobre deve ancora manifestare pienamente i suoi effetti – ha detto Franco Locatelli a Otto e Mezzo -. La situazione in Italia non differisce da quella di altri paesi europei. In tutto il continente la situazione epidemica non sembra essere sotto controllo, tant’è vero che tutti i paesi hanno adottato misure atte a mitigarne gli effetti».
Che la pandemia corra imperante in tutta Europa (ma anche nel resto del Mondo) è cosa evidente. Ma a preoccupare sono i riflessi che questa nuova ondata (più violenta, per numeri, rispetto alla prima di marzo e aprile quando sembrava essere circoscritta in alcune zone) sul sistema sanitario nazionale. E si torna a parlare di quei criteri che hanno portato, portano e porteranno alla chiusura e alle limitazioni di alcune Regioni. Fino all’ipotesi di una serrata generale come già accaduto nella prima fase. Ma Locatelli dice che questa ipotesi non è al momento contemplata: «Non si sta preparando un lockdown generale, tutti lavorano perché ciò non avvenga, in primis il governo, perché è chiarissima la percezione che il lockdown avrebbe conseguenze sociali ed economiche non indifferenti. Ma ovviamente saranno i numeri a poterci dire cosa succederà tra dieci, quindici giorni».
Se l’indice RT stabile e la situazione nelle terapie intensive e negli ospedali dovesse migliorare nel corso delle prossime settimane (proseguendo con il sistema delle chiusure e aperture localizzate), si dovrà attendere solamente l’arrivo dell’immunizzazione. Dopo gli annunci di Pfizer (di ieri), di AstraZeneca e dell’IRBM di Pomezia in collaborazione con l’Università di Oxford. E Locatelli indica una data: «Da metà gennaio in poi potranno essere disponibili le prime dosi del vaccino, che ragionevolmente saranno offerte prima agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine e alle fasce più fragili della popolazione. Ci sono tutti i presupposti perché si veda il punto di svolta».
(foto di copertina: da Otto e Mezzo, La7)