Gruppo chiuso su Telegram per lo scambio di materiale pedopornografico girato in famiglia

Quanto dichiarato da Ivano Gabrielli, direttore del Centro nazionale anticrimine informatico, fornisce la misura della gravità di quanto accade su Telegram

28/11/2021 di Ilaria Roncone

Sono cinque gli uomini arrestati nell’ambito di un’operazione che ha coinvolto la polizia postale di diverse regioni e gli specialisti del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni attraverso il Centro Nazionale di Contrasto alla Pedopornografia Online (C.N.C.P.O.). I reati contestati sono stati commessi attraverso un gruppo chiuso di Telegram creato – come facilmente si evince dal nome «Famiglie da Abusi» – esplicitamente per questo scopo. Gli uomini facenti parti di questa chat si scambiavano materiale pedopornografico di varia natura che coinvolgeva vari componenti delle famiglie, compresi i figli minorenni (dai 2 ai 15 anni). L’inchiesta ha coinvolto persone provenienti da tutta Italia (Roma, Napoli, Milano, Bologna e Catania).

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Cinque arrestati e due indagati per il gruppo Telegram Famiglie da Abusi

Gli arrestati sono cinque, gli indagati sono due. Indagata anche la moglie di uno degli abusatori – dipendenti comunale di Napoli – che non avrebbe impedito le violenze sulla figlia minorenne. L’azione coordinata è stata possibile anche grazie alla collaborazione di enti stranieri, tra questi la polizia canadese che ha segnalato quello che faceva online il gruppo di pedofili – lo scambio di materiale video sugli abusi nei confronti dei familiari minorenni -.

«Istruzioni su come instaurare un contatto sessuale con un minore»

Ivano Gabrielli, direttore del Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, ha fornito alcuni elementi per inquadrare meglio la questione, dando la misura precisa della gravità dei fatti che hanno coinvolto quattro procure per indagare. Il residente nel bresciano «è stato a sua volta arrestato in flagranza di reato per detenzione di ingente quantitativo di materiale attinente allo sfruttamento sessuale di minori e indagato per violenza sessuale ai danni della propria figlia, nell’ambito di una separata attività investigativa, originata da una segnalazione del collaterale canadese».

Il secondo romano denunciato teneva sui propri dispositivi il materiale ricevuto da uno degli arrestati, «che gli aveva anche fornito istruzioni inerenti alle modalità con cui instaurare un contatto sessuale con un minore». La moglie indagata per non aver impedito gli abusi è quella dell’uomo arrestato a Messina, che abusava di sua figlia per poi condividere il materiale online. Per quanto riguarda l’uomo arrestato a Napoli, «sono stati rinvenuti circa 200 file pedopornografici e si è potuta acclarare la partecipazione dell’indagato alla chat, su cui condivideva le proprie fantasie inerenti ad atti sessuali con minori anche con foto riferite a momenti della vita quotidiana familiare».

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