Tre arresti per pedopornografia: video e immagini presi dal dark web e messi in vendita in chat

In manette un sacerdote, un tecnico informatico e un giovane (all'epoca dei fatti minorenne) che aveva realizzato il canale di diffusione di questi contenuti

12/11/2021 di Enzo Boldi

Tre arresti e 26 indagati totali per pedopornografia. Questo è il bilancio dell’operazione denominata “meet up” che si è conclusa questa mattina. In manette sono finiti un tecnico informatico che vive a Torino, un sacerdote (direttore della Caritas diocesana di Benevento) e un giovane che, all’epoca dei fatti, era minorenne. E proprio quest’ultimo, secondo la ricostruzione fatta dagli esperti del Polizia Postale e delle Comunicazioni, aveva creato un canale su una molto nota piattaforma di chat per vendere quei materiali presi dal dark web.

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L’indagine sotto copertura è iniziata nel febbraio del 2021. Alcuni agenti del distaccamento di Torino, in incognito, hanno iniziato a monitorare quel canale per verificare la presenza di contenuti pedopornografici. Il tutto si articolava seguendo quei crismi già evidenziato in indagini del recente passato: nel canale chiuso, l’amministratore – che al momento sembra essere solamente il giovane appena maggiorenne – sponsorizzava i contenuti di cui era entrato in possesso e li “offriva” – dietro pagamento – a chiunque fosse interessato. Per arrivare alla chiusura delle indagini, i poliziotti hanno dovuto creare un rapporto di fiducia con il “venditore” e, una volta verificata la presenza di foto e video di pedopornografia, hanno potuto chiudere le indagini che, a oggi, ha portato a tre arresti e 26 indagati totali. In varie Regioni d’Italia.

Pedopornografia, tre arresti e 26 indagati in tutta Italia

Secondo la ricostruzione fatta dalla Polizia Postale, il giovane avrebbe preso foto, video e altri materiali definiti “raccapriccianti” nel dark web e poi li avrebbe venduti. Si parla di immagini che mostrano violenze sessuali e rapporti con minori, anche di tenera età. E tra gli acquirenti ci sarebbero anche il sacerdote finito in manette e il 37enne tecnico informatico che vive a Torino. Gli investigatori sono riusciti a risalire all’identità di questi soggetti seguendo le tracce lasciate in rete. La piattaforma utilizzata (ancora non è stato fatto il nome, ma le caratteristiche tecniche sembrano rappresentare un’applicazione molto nota, dove vige il sistema di anonimato), ha consentito al giovane – all’epoca dei fatti minorenne – di aprire un canale di mera sponsorizzazione: per ottenere l’accesso, infatti, i pedofili online dovevano pagare una cifra pattuita e ricevere il materiale.

Migliaia di file raccapriccianti sequestrati

E le indagini sono partite proprio da quel canale aperto che, di per sé, non conteneva materiale pedopornografico ma era solo la vetrina di quel che, poi, veniva messo in commercio. E l’archivio trovato sui pc del giovane consta di migliaia di file, tra video e foto, di contenuti definiti “raccapriccianti”. Si parla, tra le tante cose, anche di allucinanti filmati di violenza sessuale su neonati e bambini piccolissimi.

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