Come la pedopornografia sta aumentando sfruttando le debolezze di internet

I fatti di cronaca, anche i più recenti, confermano l'aumento esponenziale di questi reati che vedono i minori come vittime di un sistema che non riesce a frenare i crimini

15/11/2021 di Enzo Boldi

Internet non riesce a stare al passo e non è in grado di prevenire fenomeni come la pedopornografia. Lo si evince dagli ultimi fatti di cronaca (anche italiana) che raccontano di vere e proprie reti online – non solo il web tradizionale e il dark web, ma anche canali sulle applicazioni di messaggistica istantanea – che vendono, spacciano e mettono in circolazioni materiali che vedono come vittime giovani e minori. Ma un recente rapporto realizzato da WeProtect Global Alliance mette in evidenza le lacune della rete.

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«La portata dello sfruttamento e degli abusi sessuali sui minori online è in aumento. Questa crescita sostenuta sta superando la nostra capacità globale di risposta», si legge nel report realizzato dalla ONG WeProtect Global Alliance. Una conferma arriva anche dagli ultimi rapporti – che risalgono al 2020 – della Polizia Postale in Italia che hanno evidenziato la crescita esponenziale di questo fenomeno, soprattutto durante le fasi iniziali del lockdown e della pandemia. E anche a livello globale la situazione è molto simile, se non peggiore in molti Paesi. Questa, per esempio, è una mappa che mostra l’incremento

La pedopornografia cresce sfruttando debolezze del web

Le fonti di questo fenomeno di pedopornografia in continua crescita sono molteplici. Si parte dall’internet che conosciamo tutti, per poi andare nel dark web. Ma negli ultimi tempi il tutto si è amplificato a causa di applicazioni che garantiscono (o almeno questa è la “speranza” di chi armeggia al suo interno) l’anonimato. Si parla, per esempio, di Telegram dove – ogni giorno – compaiono gruppi e canali chiusi in cui vengono condivise foto e video che mostrano minorenni. Filmati intimi e, spesso e volentieri, mostrano atti di violenza nei loro confronti.

E internet che fa? Gli strumenti per proteggere i bambini dalla diffusione di questo tipo di immagini ci sono, ma i criminali del web sembrano andare più veloci. Nel report di WeProtect Global Alliance si sottolinea come la lotta, al momento, sia impari. I giganti del Tech non riescono a prevenire la diffusione di questi contenuti che continuano, quotidianamente, ad affollare la rete in tutta la sua sfaccettatura. E il web è il punto di non ritorno: non riuscendo a fermare la portata di questo fenomeno, non si riesce a bloccare neanche quel piano inclinato di violenza fisiche che i minori subiscono. Perché quel che appare in rete è solo lo specchio di una società malata.

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