Il racconto dell’inviata della CNN da Kabul: «Il mio operatore colpito dai talebani mentre filmava il caos» | VIDEO

Clarissa Ward ha effettuato un collegamento dalle zone attorno all'aeroporto della capitale afgana spiegando tutto il caos delle ultime ore

18/08/2021 di Enzo Boldi

C’è chi, come la giornalista della CNN Clarissa Ward, sta raccontando in modo minuzioso e con testimonianze dal “campo” cosa stia realmente accadendo in Afghanistan. Dopo il ritorno al potere dei talebani e la proclamazione dell’Emirato Islamico, le notizie che arrivano da Kabul e dintorni sono molto preoccupanti per quel che riguarda i diritti umani (in particolar modo delle donne). E oggi l’inviata dell’emittente satellitare statunitense si è collegata a poca distanza dall’aeroporto della capitale afgana mostrando e raccontando il caos generale che si vive in queste ore.

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La giornalista parla di scene folli mai viste prima, con l’annessa soppressione dei diritti fondamentali per i cittadini afgani. Anche chi è in possesso di regolari documenti, infatti, finisce nella morsa di questa situazione che diventa, di ora in ora, sempre più preoccupante e paradossale. Ma il paradosso sarebbe un qualcosa di accettabile viste le scene dei giorni scorsi, ma la gravità di quel che sta accadendo a Kabul e non solo mostra anche risvolti (prevedibili) che annientano le più basilari libertà dell’essere umano.

Clarissa Ward racconta il caos all’aeroporto di Kabul

Inoltre, Clarissa Ward racconta anche cosa è successo al suo operatore, il producer Brent Swailes, che stava provando a riprendere con la sua videocamera quel che sta accadendo a pochi metri dall’aeroporto della capitale afgana: colpito con una pistola dai talebani per impedirgli di registrare il video. E lo fa anche mimando con le mani quanto accaduto alla persona che l’aiuta, quotidianamente, a effettuare i collegamenti in diretta con la CNN. Il tutto mentre i cittadini afgani sono vittime di discriminazioni: «Se sei straniero, i talebani ti fanno passare. Se sei afgano, invece, ci sono più “problemi”».

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