Il questionario sui prof antigay a Piacenza
14/03/2014 di Redazione
Un questionario anti-discriminazione destinato agli studenti delle classi quinte delle scuole superiori di Piacenza ha innescato un acceso e probabilmente inatteso scontro tra associazioni e parti politiche della città emiliana.
«INDOTTRINAMENTO OMOSESSUALISTA» – Uno dei primi ad accendere la miccia delle polemiche è stato il consigliere comunale Giovanni Botta, un rappresentante del Nuovo Centrodestra, che ha denunciato pubblicamente l’iniziativa del Comune con parole al vetriolo. «Quel questionario è fazioso. Ormai certa politica si occupa solo di sesso, fa a pezzetti uomini e donni e ne considera solo una parte», ha dichiarato durante un consiglio comunale. Seguito a ruota, poi, dall’Unione dei Giuristi Cattolici, che ha parlato, senza mezze misure, di «indottrinamento omosessualista nelle scuole», di «campagna promozionale a favore delle ideologie gender e Lgbt» e, infine, di «nuova e fantasiosa antropologia che nulla ha a che vedere con la realtà delle cose».
«CACCIA ALLE STREGHE» – Ma perché tanta acredine? A spiegarlo è un articolo a firma di Filippo Manvuller pubblicato oggi su Libero. Ai rappresentanti del mondo cattolico e della cultura conservatrice non piace la lotta alle discriminazioni e all’omofobia combattuta a colpi di delazioni con un test che chiede ai ragazzi delle scuole superiori di indicare in forma anonima se hanno sentito i docenti della loro scuola pronunciare termini offensivi come «finocchi», «froci» e «lesbicone», un metodo che – dicono – potrebbe trasformare il questionario in una vera e propria «caccia alle streghe». Si legge Su Libero:
Un assist agli studenti che intendono vendicarsi di qualche brutto voto, in forma rigorosamente anonima: una crocetta alla voce «insegnante», due righe di dettaglio nella sezione «note», ed ecco confezionata la denuncia segreta. Le pari opportunità sono assicurate e con esse la grana per il prof di turno. Qualcuno, su internet, se n’è accorto: «Con le risposte chiuse c’è il rischio di una schedatura degli omofobi per ‘categorie’: i docenti, i bidelli, gli studenti», potenziali bersagli esposti al «fuoco» incrociato degli studenti, «armati » dai paladini del «rispetto delle differenze».
«TEMA DA AFFRONTARE CON I RAGAZZI» – Diverso è ovviamente il parere di chi il questionario l’ha proposto, ovvero l’assessore comunale Giulia Piroli, che considera «indispensabile» che i quesiti vengano sottoposti ai ragazzi «rapidamente», «senza tante spiegazioni, né dagli insegnanti, né tanto meno da esterni». «Il tema della discriminazione di genere – ha spiegato Piroli nei giorni scorsi – va «affrontato con i nostri ragazzi». «Il questionario – ha proseguito – è anonimo e mira a capire quanto i giovani conoscano dell’argomento, in modo poi da poter indirizzare le nostre politiche. Non c’è alcun fine ideologico o tendenzioso». Posizioni condivise dalla locale associazione Arcigay L’Atomo, che fa sapere: «La nostra sensazione è che da un parte questo questionario faccia paura perché rischia di mettere in luce una realtà di cui nessuno, in questa città, ha mai voluto parlare prima, e dall’altra perché costituirebbe un pericoloso precedente in una città storicamente arroccata su posizioni conservatrici e reazionarie».
IL QUESTIONARIO – Il questionario si compone di 16 domande ed è stato presentato dal Comune ai presidi delle scuole superiori come iniziativa del piano Ready, rete anti discriminazione (Rete nazionale delle pubbliche amministrazioni per il superamento delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere) alla quale Piacenza aderisce dal luglio 2013.
(Fonte foto: archivio La Presse. Questionario da: Piacenza Sera)