Il Giornale getta il dubbio sulla morte di Andrea Camilleri: «E se fosse eutanasia?»

Anche la testata Il Giornale dedica pagine alla scomparsa di Andrea Camilleri, deceduto a 93 anni mercoledì 17 luglio ad un mese di distanza dall’attacco cardiaco. Immaginando un ultimo viaggio dello spirito dello scrittore, il giornalista Vittorio Macioce si chiede se a spegnersi sia stato «il corpo o la macchina».

Il Giornale getta il dubbio sulla morte di Andrea Camilleri: «E se fosse eutanasia?»

Un addio particolare quello scritto da Il Giornale per salutare Andrea Camilleri. La penna di Macioce immagina che durante il coma, «quel limbo dove vita e morte si rincorrono e la tosse da mille sigarette trova pace», Andrea Camilleri non sia rimasto fermo nel suo letto, anzi. Il giornalista immagina un viaggio del creatore del Commissario Montalbano «fino ad Albracca, sulle orme di Baiardo, per sfidare Rinaldo di Montalbano» per l’amore di angelica, e poi in compagnia di «Lazarillo de Tormes» ascoltando la voce di Ivan Karamazov, per poi chiacchierare con Francesco Ingravallo. In un incontro con il cavaliere della morte, Macioce immagina Camilleri sussurargli «non ho paura di niente, neppure di te». E poi via a Milano, con il dottor Luca Lamberti, dove «qualcuno sostiene di averlo visto trafficare» su «alcune questioni strettamente private». E poi, il ritorno di Camilleri a Roma, in compagnia di Marco Flaminio Rufo, per poi finire con il suo ultimo appuntamento nel letto dell’ospedale del Santo Spirito di Roma.

«Si è fermato il cuore o la macchina?» si chiede allora Vittorio Macioce sulle pagine de Il Giornale. A sostegno di una seconda ipotesi, ricorda delle frasi che Andrea Camilleri pronunciò in vita. «Vorrei l’eutanasia, quando sarà il momento. La morte non mi fa paura. Ma dopo non c’è niente» riporta fedelmente Macioce. Che però aggiunge «detto tra noi, la cosa è del tutto irrilevante». Cosi come sarebbe irrilevante per Camilleri tutta la querelle andata in scena nei commenti al post di saluto pubblicato da Matteo Salvini, dove agli insulti allo scrittore tenevano testa solo gli insulti al vicepremier. Camilleri «se ne è andato via con la consapevolezza che i suoi personaggi non moriranno mai e con quella coerenza che davanti alla morte non è mai testardaggine». Perché lo diceva Camilleri stesso che «prendere le ferie nel mese d’agosto mi è sempre parsa una decisione sbagliata».

(Credits immagine di copertina: . ANSA/ANGELO CARCONI)

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