Il digiuno terminale: la nuova frontiera del suicidio assistito

Qual è il modo migliore per morire? Il suicidio assistito avviene di solito tramite il consumo letale di un cocktail di farmaci che porta al decesso di chi non desidera più vivere. Secondo diversi esperti però il digiuno totale potrebbe essere un’alternativa che darebbe minori sofferenze ai pazienti.

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IL DIGIUNO ED IL SUICIDIO ASSISTITO – Il portale elvetico 20 Minuten racconta il dibattito suscitato in Svizzera da una presa di posizione di un medico in passato responsabile dell’ufficio sanitario della città di Zurigo, Albert Wettstein. Secondo il medico zurighese il digiuno terminale sarebbe un modo naturale e meno doloroso di compiere il suicidio assistito. Il dottor Wettstein ha rimarcato a TagesAnzeiger come le persone che digiunano in modo terminale, non soffrano la fame o la sete. Con una buona igiene della bocca non avvertono più sensazioni di fame o di sete. Queste persone abbandonano gradualmente la vita e muoiono dopo una decina di giorni. E nel caso in cui ripensano alla loro decisione di morire, possono dopo due giorni tornare a mangiare e bere. E’ un modo di morire più naturale e bello, di aspettare il decesso con dei tubetti nel corpo. Una considerazione che Wettstein basa sulla sua esperienza; da una decina d’anni a Zurigo è possibile ricorrere al suicidio assistito, e a differenza delle aspettative iniziali, i casi sono diminuiti invece che aumentati nel corso del tempo.

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EXIT E IL SUICIDIO ASSISTITO – L’associazione Exit permette alle persone di morire grazie all’assistenza medica, anche se non soffrono di malattie mortali. Come rimarca 20 Minute, Exit, grazie alla permissiva legislazione svizzera, determina il decesso dei suoi clienti grazie a un cocktail di farmaci, che conducono in modo rapido alla morte. L’alternativa del digiuno mortale discussa dal dottor Wettstein è discussa da Georg Bosshard, il direttore del reparto di geriatria al policlinico di Zurigo. Secondo Bosshard il digiuno terminale è più diffuso nelle case di ricovero per anziani, piuttosto che negli ospedali. Bisogna però distinguere i casi in cui ci sia un’effettiva volontà, rispetto agli anziani che smettono di nutrirsi per gli effetti delle malattie. Altri medici rimarcano sopratutto come il dolore provocato dal digiuno non sia prevedibile, e dipende da diversi fattori, come le condizioni del corpo, la funzionalità dei reni, del cuore o del cervello, e come esistano situazioni in cui gli uomini possano sopravvivere diverse settimane rinunciando completamente al cibo e al bere.

LA MORTE VOLONTARIA ASSISTITA – Un altro dottore interrogato da 20 Minuten, Steffen Eychmüller, rimarca invece come il digiuno terminale non sia comparabile al suicidio assistito, come ha indicato Wettstein. «Rimango stupito come talvolta la scintilla della vita si spenga da sola in determinati soggetti più anziani», sottolineando come gli stessi farmaci avrebbero scarsa utilità in questi casi. Per Exit il digiuno terminale è un tema di discussione, che viene spesso citato dai propri clienti. Il vice presidente dell’associazione per la morte volontaria assistita, Bernhard Sutter, rimarca come ogni persona abbia il diritto di decidere su come morire. Per Sutter molte persone preferiscono ancora concludere la propria esistenza grazie a sonniferi presi in modo letale. Il decesso nel sonno corrisponde ancora maggiormente al modo in cui molte persone si immaginano e preferiscano morire.

 

Photocredit:  JORGE DIRKX/AFP/Getty Images, John Moore/Getty Images)

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