Google, Twitter e Facebook stanno minacciando di andare via da Hong Kong
La decisione è conseguente ad alcuni emendamenti alla legge sulla privacy che verranno presi dal governo cinese
06/07/2021 di Gianmichele Laino
Google, Twitter, Facebook. Ma anche Apple e Linkedin. Siamo su un livello totale, che include i giganti del web e della tecnologia. Le grandi compagnie, riunite nella Asia Internet Coalition, hanno minacciato – secondo il Wall Street Journal – di lasciare Hong Kong se dovessero essere approvati gli emendamenti alla legge sulla privacy in discussione nei prossimi giorni. Le grandi aziende di internet ritengono infatti che le sanzioni previste andranno a impattare in maniera decisamente forte sugli individui, un aspetto che gli OTT non accettano e che ha fatto prendere in considerazione l’ipotesi di abbandonare il territorio sotto l’influenza cinese.
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Hong Kong potrebbe restare senza Google, Facebook e Twitter (tra gli altri)
La lettera, che è stata consultata dal WSJ, è stata inviata lo scorso 25 giugno al commissario per la privacy del territorio per i dati personali, Ada Chung Lai-ling. Le sanzioni previste dagli emendamenti alla legge sulla privacy rappresentano senza dubbio il fulcro delle contestazioni. Da qui, dunque, la minaccia: «L’unico modo per evitare queste sanzioni per le società tecnologiche – è il passaggio decisivo della missiva – sarebbe astenersi dall’investire e offrire i propri servizi a Hong Kong, privando così le imprese e i consumatori di Hong Kong, creando al contempo nuove barriere al commercio».
Nel mirino degli emendamenti c’è il cosiddetto doxing, una pratica per cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private. Si è trattato di una pratica che è stata ampiamente utilizzata nel corso delle proteste che hanno investito Hong Kong a partire dal 2019: sia forze dell’ordine, sia attivisti hanno avuto accesso a informazioni personali particolarmente sensibili e le hanno diffuse per i propri scopi. L’amministrazione di Hong Kong, nella persona di Carrie Lam, ha sottolineato che gli emendamenti sulla privacy, in realtà, non faranno altro che tutelare i cittadini dal doxing illegale, senza intaccare la normale circolazione dei dati che sta alla base del meccanismo di funzionamento di servizi online come quelli offerti da Google o dai social network. Che, però, evidentemente la pensano in maniera diversa.