A Hong Kong è stato confermato il primo caso di reinfezione da Covid-19

Il paziente è risultato positivo dopo essere stato esposto ad un altro ceppo del virus, quello che sta circolando in Europa quest'estate

25/08/2020 di Marta Colombo

Un team di ricercatori della University of Hong Kong, ha confermato un caso di reinfezione. Un uomo di 33 anni, che aveva inizialmente contratto il virus a marzo, è risultato nuovamente il 15 agosto, dopo essere tornato da un viaggio in Spagna con tappa nel Regno Unito. Secondo i primi risultati, il paziente è stato infettato da un altro ceppo del virus, quello che sta circolando in Europa quest’estate

Lo studio verrà pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Clinical infectious Diseases e potrebbe rivelarsi rivoluzionario per future ricerche e trattamenti contro il Covid-19.

In tutto il mondo, sono stati riportati diversi casi sospetti di reinfezione dall’inizio della pandemia ma nessuno di questi era mai stato confermato da mirate ricerche scientifiche. I ricercatori di Hong Kong hanno diviso i diversi ceppi del virus e confrontato l’infezione di marzo e quella di agosto nello stesso paziente.

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Ecco cosa può significare il caso di reinfezione a Hong Kong

Il caso di reinfezione, secondo gli esperti, conferma il fatto che c’è bisogno di un vaccino che possa funzionare contro tutti i ceppi del virus. L’immunità di gregge, infatti, sembra essere sempre più chiaro, non è un’opzione valida per sconfiggere la pandemia. «Per poter raggiungere l’immunità di gregge, ci vuole un vaccino potente che possa prevenire sia la malattia che la reinfezione», ha detto l’immunologo Akiko Iwasaki dell’Università di Yale.

Ci sono però anche delle buone notizie. Il paziente ha avuto una risposta immunitaria al virus quando è stato contagiato la seconda volta. «La sua risposta immunitaria ha fatto sì che i sintomi diventassero gravi», ha continuato il dottor Iwasaki in un’intervista con il New York Times. «Anche se è preoccupante, un solo caso di questo genere su decine di milioni non dovrebbe causare allarmismo o panico», ha aggiunto un ricercatore della Columbia University.

 

 

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