“Ho sentito il grido dei condannati sul Titanic”
09/04/2012 di Dario Ferri
“Sembravano cavallette in una notte di mezza estate. Il grido terribile durò 20 o 30 minuti. E si spegneva man mano che non sopportavano più freddo e nudità”. Raccontò così le urla raccapriccianti dei passeggeri del Titanic uno dei sopravvissuti al naufragio del 15 aprile 1912 in una memoria del 1940, stampata in 500 copie e destinata solo ad amici e parenti e che sarà pubblicata questo mese per il grande pubblico, ad un secolo esatto dalla tragedia.
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“SENZA SPERANZA” – A parlare è Jack Thayer, 17 anni di età quando si imbarcò sul Titanic, tra le 710 persone riuscite a mettersi in salvo una delle poche a raccontare la sua esperienza. Nel suo ricordo vivido c’è ogni istante della sua disperata lotta per la sopravvivenza. “Eravamo una massa di senza speranza, umanità stordita, intenta a mantenere il respiro fino all’ultimo momento possibile”, dice Thayer. In preda alla disperazione Jack decise di gettarsi in acqua: “Sono stato spinto fuori, poi risucchiato. Il freddo era eccezionale. Sono andato in tutte le direzioni. Nuotavo più forte possibile. Avevo i polmoni che mi scoppiavano, ma non presi acqua”.
SCIALUPPE “SOLO PARZIALMENTE CARICATE” – Thayer racconta di essere riuscito ad aggrapparsi ad una scialuppa, mentre 1500 persone restavano ancora a bordo, e sottolinea il momento più toccante della catastrofe, l’accorgersi che tanti passeggeri invocavano aiuto mentre le imbarcazioni di salvataggio “solo parzialmente caricate” evitavano di avvicinarsi alla nave. Il Signor Jack ricorda come diverse centinaia di persone sarebbero state salvate dalle scialuppe, che si trovavano a quattro o cinquecento metri di distanza. Thayer morì cinque anni dopo la scrittura delle sue memorie.
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