Il blitz a sorpresa contro gli haters social di Mattarella in tutta Italia
Perquisizioni partite in seguito a un'indagine del sostituto procuratore di Roma
11/03/2021 di Redazione
Anche lui è diventato il bersaglio degli haters del web. Una persona insospettabile, che tra l’altro riveste un ruolo istituzionale che, per legge, non può essere leso in alcun modo. Sergio Mattarella è stato più volte, durante questo anno di pandemia, messo nel mirino di chat (come di altre modalità di espressione attraverso i social network) che lo attaccavano, lo offendevano, lo insultavano e lo minacciavano di morte. Comportamenti che rientrano nella sfera non soltanto della diffamazione online, ma anche del vilipendio nei confronti del presidente della Repubblica. Per questo motivo, questa mattina, è scattata in tutta Italia un’operazione che ha del clamoroso contro gli haters social di Mattarella.
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Haters social di Mattarella, le indagini in tutta Italia
Stando a quanto riferito da Repubblica – in esclusiva – su ordine del sostituto procuratore di Roma Eugenio Albamonte, questa mattina all’alba le forze dell’ordine hanno eseguito un’azione coordinata in diverse città italiane, per cercare di recuperare informazioni utili per perseguire il reato di offesa all’onore e al prestigio del Capo dello Stato, che – com’è noto – prevede una pena che oscilla tra un anno e cinque anni di reclusione.
In modo particolare, si è appreso che tre persecuzioni sono state eseguite nella regione Lazio, a Viterbo, a Marino e ad Aprilia. Per tutte le persone coinvolte (si parla di 10 perquisizioni in tutta Italia) si è trattato di una visita delle forze dell’ordine che hanno cercato di recuperare del materiale informatico contenuto all’interno degli smartphone e degli altri devices dei diretti interessati. Al momento, le informazioni trapelate si limitano a questo, ma è verosimile che nelle prossime ore si saprà qualcosa in più rispetto all’operazione coordinata dalla procura di Roma.
Indagini relative alle offese ricevute da Sergio Mattarella erano già scattate all’indomani della rinuncia – risalente al 2018 – di Giuseppe Conte a formare il suo primo esecutivo, dettata dall’impossibilità di inserire Paolo Savona nella casella di ministro dell’Economia. In quella circostanza, si realizzò una vera e propria campagna d’odio sistemica nei confronti del capo dello Stato che portò alla chiusura delle indagini per 9 persone che avevano utilizzato parole violentissime per descrivere il presidente della Repubblica.