Per la Cgil gli attacchi hacker subiti il 4 e il 16 ottobre hanno una matrice nera

Al momento c'è un filone aperto, ma non c'è nessun nome nel registro degli indagati

26/10/2021 di Redazione

Mettendo in fila le cose, e attenendoci ai fatti, le informazioni che possono essere confermate – in realtà – sono molto poche. Si sa sicuramente che il 4 ottobre – in concomitanza con l’assalto fisico alla sede della CGIL in Corso d’Italia a Roma – il sito della CGIL ha subito un attacco hacker DDoS (Distributed Denial of Service) che ha reso inaccessibile il suo sito web. L’obiettivo di questi attacchi non è quello di rubare dati o di chiedere un riscatto: semplicemente, si cerca di interrompere qualsiasi servizio o accesso online relativo all’organizzazione proprietaria del sito. Dunque, un’azione dimostrativa. L’altro elemento noto è che anche il 16 ottobre, il giorno della grande manifestazione antifascista organizzata proprio dal sindacato come reazione all’attacco alla propria sede, un portale collegato alla CGIL – collettiva.it, la testata registrata che si occupa di notizie dal mondo sindacale – è stata presa di mira secondo le stesse modalità. Un attacco hacker CGIL, dunque, in contemporanea con eventi offline che hanno visto vittima e protagonista la stessa sigla sindacale.

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Hacker CGIL, secondo il sindacato la matrice è fascista

Al momento, la polizia postale sta indagando su quanto accaduto il 4 e il 16 ottobre, cercando di ricostruire la matrice dell’attacco. Suona particolarmente inquietante la concomitanza tra quanto accaduto fuori dal web (l’assalto alla CGIL, ad esempio, dove le persone che hanno assaltato la sede di Corso d’Italia sono state facilmente rintracciabili, viste le grandi quantità di immagini a disposizione degli inquirenti) e quello che è accaduto – nelle stesse ore – online. Al momento, però, per questo filone d’indagine (il quinto che si è aperto intorno ai fatti del 4 ottobre) non c’è nessun sospettato: il registro degli indagati rimane vuoto. 

Repubblica, tuttavia, riporta la versione della CGIL. I 130mila tentativi di accesso al portale della CGIL che si sono registrati il 4 ottobre risultano alquanto sospetti. La provenienza – come accade spesso in questi casi – è mascherata dalla compresenza di più direttrici d’accesso che puntano a indirizzi IP esteri. Ma per la CGIL la firma in calce all’attacco è di chiara matrice nera. Un sospetto, al momento, basato sulla concomitanza degli eventi. E che ora spetterà agli inquirenti provare a mettere a terra. Anche se sarà molto complesso.

Foto ipp/Clemente Marmorino – Milano

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