Google si sta impegnando per rendersi sostenibile oppure si tratta di “greenwashing”?

Cosa fanno le grandi aziende per ridurre l'impatto ambientale e rendersi sostenibili? Secondo quanto riferiscono alcune tra queste, moltissimo

17/02/2023 di Giordana Battisti

Google, l’azienda che offre vari servizi online tra cui il motore di ricerca più utilizzato al mondo, ha un sito Web dedicato al percorso che ha fatto finora per rendersi sostenibile e dove comunica gli obiettivi che vorrebbe raggiungere in futuro. Il più rilevante è «utilizzare esclusivamente energia priva di emissioni di CO2 entro il 2030».

A partire dal 2022 Google si impegna per offrire agli utenti la possibilità di scegliere soluzioni sostenibili

Alla fine del 2021 Google ha annunciato che avrebbe dato la possibilità agli utenti di utilizzare i suoi servizi per trovare delle soluzioni e quindi fare delle scelte sostenibili. Google ha aggiunto al suo servizio di ricerca e prenotazione di voli aerei le informazioni sulle emissioni di CO2 riferite a ogni posto a sedere per ogni volo, dando anche all’utente la possibilità di inserire un filtro nella ricerca per scegliere in base a quelli che emettono meno CO2.

Se si utilizza Google per cercare degli hotel, il motore di ricerca fornisce delle informazioni che riguardano l’impegno della struttura per rendersi sostenibile come le regole per la gestione e la riduzione dei rifiuti o quelle per non sprecare acqua.

A partire da ottobre del 2021 negli Stati Uniti e dal 2022 in Europa Google Maps consente di scegliere il percorso più efficiente in termini di consumo di carburante se quello più veloce non coincide già con quello più sostenibile. Secondo una stima di Google questo potrebbe evitare oltre un milione di tonnellate di emissioni di CO2 all’anno, «l’equivalente della rimozione di oltre 200.000 auto dalla strada». Negli Stati Uniti, Google avrebbe lavorato per promuovere nei risultati di ricerca la visualizzazione di veicoli ibridi ed elettrici con l’obiettivo di estendere questa funzionalità anche ad altri Paesi. Nell’ambito della mobilità Google ha anche condotto un esperimento in Israele, dove ha utilizzato l’Intelligenza Artificiale per ottimizzare l’efficienza dei semafori. Questo ha consentito di ridurre il consumo di carburante del 10-20% e di migliorare le condizioni del traffico agli incroci, rendendo i percorsi migliori dal punto di vista della sostenibilità.

L’impegno di Google in questo settore non riguarda solo i viaggi ma anche gli acquisti online: nel caso in cui gli utenti utilizzino i servizi e suggerimenti di Google per cercare e acquistare prodotti ad alta intensità energetica, come gli elettrodomestici, il motore di ricerca consente di restringere la ricerca alle opzioni più sostenibili. Google avrebbe anche dei progetti per aiutare i clienti a risparmiare energia in casa: in particolare, i termostati che fanno parte della linea di prodotti tecnologici per la casa di Google, Google Nest, sono oggetto dell’attenzione dell’azienda per aiutare le persone che li utilizzano a risparmiare energia in casa. In particolare il servizio Nest Renew consente di regolare i termostati compatibili in modo che si accendano o spengano in determinati orari, quelli in cui l’energia è più pulita o meno costosa.

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Google dice di fare molto per la sostenibilità, ma quanto c’entrano i suoi sforzi con il “greenwashing”?

Come ha scritto anche Google nel suo annuncio, le aziende non sono le uniche a chiedersi cosa si possa fare per aiutare il pianeta ma sono sempre di più le persone si pongono domande simili. Anche per andare incontro a questa sensibilità e sempre crescente attenzione al tema della sostenibilità degli utenti sono sempre di più le aziende accusate di fare “greenwashing”: soprattutto le grandi aziende utilizzano una strategia di comunicazione studiata per mostrarsi attente a ridurre il proprio l’impatto ambientale e  interessate in generale al tema della sostenibilità ambientale. Questo consente loro da un lato di essere ritenute delle buone aziende in cui investire o da cui acquistare prodotti e servizi e dall’altro di distogliere l’attenzione dagli effetti negativi sull’ambiente e sul clima dovuti alle loro attività o ai loro prodotti.

A gennaio del 2022 il quotidiano britannico Guardian ha condotto una ricerca sul tema insieme a InfluenceMap, un’organizzazione di ricercatori con sede a Londra che produce analisi basate sui dati su come il business e la finanza alimentano la crisi climatica. I ricercatori hanno inserito nella barra di ricerca di Google 78 termini riguardanti l’ambiente o il cambiamento climatico e hanno analizzato i risultati accorgendosi del fatto che circa una pubblicità su cinque tra le oltre 1600 apparse era stata inserita da aziende che sfruttavano combustibili fossili. Molte di queste aziende pagano per fare in modo che i propri annunci appaiano tra i risultati del motore di ricerca e, inoltre, nella maggior parte dei casi si tratta di aziende che mettono in atto la cosiddetta strategia net-zero, cioè dicono di voler raggiungere l’obiettivo delle “emissioni zero” entro un certo limite di tempo, proprio come Google. In quel caso un portavoce di Google aveva dichiarato al Guardian di aver «recentemente lanciato una nuova politica che vieterà esplicitamente gli annunci che promuovono la negazione del cambiamento climatico. Questa norma si applica a tutti gli inserzionisti, comprese le società energetiche e gli istituti finanziari, e bloccheremo o rimuoveremo tutti gli annunci che presentano contenuti in violazione».

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