Parliamo di Explorer che chiude ma la verità è che «siamo già in una nuova era dell’informatica»

Su questo concordano Gianluca Dettori e Debora Ferrero, autori del libro "L'Italia nella rete", con cui abbiamo parlato di cosa c'è dopo i browser

16/02/2023 di Ilaria Roncone

Cosa significa la chiusura di Internet Explorer per il mondo e per gli utenti? Quand’è che la percezione delle persone è cambiata e, da browser più utilizzato di tutti, è andato via via scomparendo fino ad essere dismesso avendo ancora pochissimi utenti e pochissime aziende che lo utilizzano? E quale è il futuro di internet, quello che va ben oltre i browser? Abbiamo scelto di rispondere a tutte queste domande interpellando Gianluca Dettori e Debora Ferrero, autori del libro “L’Italia nella rete”, che ci hanno aiutato a tratteggiare il panorama dell’internet di oggi e di quello di domani, con l’IA (intelligenza artificiale) che sta facendo il pigliatutto.

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Perché l’addio a Explorer corrisponde alla fine di un’era?

Con la chiusura di Internet Explorer possiamo parlare della chiusura dell’era dei browser, «che fu una cosa epica all’inizio – ha raccontato Dettori ai microfoni di Gioranalettismo -. Era nato internet e il browser era un pezzo di tecnologia abilitante fondamentale per tutto quello che si vedeva succedere dopo e che abbiamo visto succedere con l’evoluzione di Internet».

Anche Ferrero concorda col parlare della fine di un’era: «Viene definita in questo modo perché si tratta di uno strumento importante che ha permesso a milioni di persone di approcciarsi a Internet in modo più semplice e intuitivo. Ma da molto tempo – prosegue la giornalista e autrice – Explorer non era più il browser più utilizzato e già da giugno 2022 Microsoft aveva annunciato che non sarebbe più stato aggiornato e dal 2015 era stato sostituito con Edge sui computer con sistema operativo Windows. Per chi ha vissuto quegli anni, certo, fa un po’ impressione perché è il segno del tempo che passa».

Anche Gianluca Dettori colloca la fine di Internet Explorer ben prima del 14 febbraio 2023: «Si tratta di qualcosa di simbolico, in questo preciso momento, la chiusura di Internet Explorer. Effettivamente stiamo entrando in una nuova era dell’informatica, che ora vediamo davanti a noi e che parte dall’esplosione di ChatGPT. Explorer ha permesso a Microsoft di mantenere una leadership, il valore di Explorer per Microsoft è stato alto. Ormai sono passati questi tempi, stiamo entrando in un’era dell’informatica post Internet, che è quella dell’IA. Abbiamo, in questo ambito, Google da una parte e Microsoft dall’altra come fosse una nuova guerra dei browser. Ci sarà la lotta per il dominio di una tecnologia che è destinata a cambiare in maniera profonda da tutti i punti di vista».

Il futuro di internet va ben oltre il motore di ricerca

Così come «internet ha cambiato la società, l’intelligenza artificiale la farà cambiare di nuovo: parleremo con le macchine, che saranno in grado di autoprogrammarsi e prendere decisioni per noi», afferma l’autore, spiegando che ora «si è chiusa la battaglia per il predominio dei browser e si è aperta quella per il predominio nell’intelligenza artificiale tra i colossi di informatica che sono in grado di guidare l’evoluzione tecnologica. Si tratta di una circostanza non casuale, che descrive come stanno ormai le cose: stiamo entrando in una nuova fase dove chiudiamo una porta, ne apriamo un’altra e ne vedremo delle belle. Già abbiamo iniziato con ChatGPT. Non ricordo un’applicazione informatica o software che, in così poco tempo, abbia raggiunto così tanti utenti».

Possiamo dire, quindi, che il browser è superato e che – come ha affermato Ferrero – «diventerà uno degli strumenti con cui ci si interfaccerà ad Internet ma non sarà più l’unico punto di accesso. La crescita esponenziale dell’intelligenza artificiale a cui stiamo assistendo e che è destinata ad un’ulteriore accelerazione porterà alla fusione dei browser all’interno delle interfacce cibernetiche. Di fatto oggi avviene già con i vari Alexa, Siri e altri assistenti digitali, a cui chiediamo di effettuare per noi le operazioni di ricerca che facevamo sui browser».

Da Internet Explorer all’AI, siamo pronti?

Parlando della fine di Explorer è emerso come, effettivamente, fosse ben poco utilizzato anche dalle stesse community dello sviluppo oltre che dai singoli utenti. Guardando al futuro, è chiaro che è l’AI il campo in cui sperimenteremo ma c’è una domanda fondamentale a cui va trovata risposta: siamo pronti come società?

«Siamo all’inizio di una nuova era – ha concluso Dettori parlando dell’IA e del futuro di internet -, immagina il browser come era all’inizio: non c’erano i colori, il testo era formattato con un carattere e supportava solo le gif. Oggi possiamo vedere i video in streaming di Netflix, all’epoca era inimmaginabile. Quello che sta accadendo con l’IA è che ora il mondo l’ha vista – nonostante siamo già alla terza generazione, tra poco alla quarta – e sta cominciando a capire che cosa ci si può fare e questo è solo l’inizio. L’IA esiste già da venticinque anni ma è ora che la tecnologia è arrivata a livelli di maturità tali che ora tutti coloro che non hanno avuto modo di provarla sono sorpresi».

«I sistemi ci sono e sono sviluppati, quindi – ha sottolineato Dettori -, è l’adattamento della società che dovrà esserci è dovrà essere piuttosto radicale. Tutta una serie di attività e mestieri che facciamo, che finora erano specialistici e intellettuali e che sembravano inattaccabili, sono destinati a diventare obsoleti con l’IA e ne nasceranno di nuovi. Un esempio, c’è la professione del Prompt Manager, colui che sa fare le domande giuste all’intelligenza artificiale, sa come interrogarla. Diversamente, potrebbe essere pericoloso come strumento da utilizzare».

Parlare della fine di Internet Explorer, pur se legato al nostro presente, non potrebbe sembrare meno attuale considerati i livelli che l’Artificial Intelligence ha già raggiunto.

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