I trenta denari con cui Google ha «comprato» gli editori in Francia

Reuters ha "sbirciato" i termini dell'accordo che, fino a questo momento, era stato tenuto segreto

13/02/2021 di Gianmichele Laino

Si aggiunge un altro piccolo tassello a quella che possiamo definire la battaglia senza quartiere di Google al mondo dell’editoria. Il canto delle sirene è rappresentato dal denaro di cui è in possesso il colosso di Mountain View, ma il prezzo della contesa sembra sempre meno quantificabile, soprattutto in confronto alle cifre che girano: perché qui si parla del futuro dell’informazione, sia quella tradizionale, sia quella indipendente. Era noto che Google avesse raggiunto, nell’ambito della direttiva europea sul copyright, un accordo con un gruppo di editori francesi: Big G avrebbe pagato per l’utilizzo delle news all’interno dei propri servizi di informazione e, più in generale, nell’ambito dell’attività di motore di ricerca. Ora, Reuters è riuscita a ottenere il dato economico dell’operazione di Google in Francia.

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Google in Francia, l’accordo con gli editori

Fino a questo momento, i termini dell’accordo erano stati mantenuti segreti. Oggi si sa, invece, che Google si è messo d’accordo con APIG, l’Alliance de la presse d’information generale che rappresenta una sorta di confederazione di 121 tra piccoli e grandi editori, per una cifra che si aggira sui 76 milioni di dollari in tre anni. La cifra sarà così suddivisa: 22 milioni di dollari all’anno e un forfait complessivo da 10 milioni di dollari per “comprare” la possibilità degli editori parte dell’accordo di fare causa per la violazione del copyright.

Ma cosa sta acquistando, esattamente, Google – a parte la rinuncia da parte degli editori francesi di citarlo in giudizio? Oltre all’utilizzo delle news sul suo motore di ricerca, gli editori si sarebbero impegnati anche nel progetto Google News Showcase, ovvero il fatto di fornire una sorta di accesso agli utenti che utilizzano Google a quei contenuti che i giornali pubblicano sul web a pagamento: insomma, anche il principio del paywall – verso il quale molti modelli editoriali stanno virando nell’ultimo periodo – in questo modo sarebbe fortemente ridimensionato.

Considerando che la cifra di 76 milioni di dollari andrà distribuita tra 121 editori grandi e piccoli, è impressionante visionare la suddivisione della tariffa (i criteri per questa suddivisione non sono stati ancora resi noti): Le Monde – che è il principale quotidiano francese – otterrà da Google in totale 1,3 milioni di dollari, mentre un piccolo quotidiano locale come La Voix de la Haute Marne otterrà poco più di 13mila dollari. In più, facendo leva sulla loro forza di distribuzione, i più grandi giornali francesi (Le Monde, Le Figaro e Liberation) hanno negoziato altri 3,6 milioni di dollari aggiuntivi al di fuori dell’accordo.

Da queste cifre si possono desumere tre cose. La prima è che la forza dei grandi media rappresenterà sempre una corsia preferenziale per le trattative con Google. La seconda è che le cifre per i piccoli editori sono davvero irrisorie, rispetto al servizio che stanno praticamente cedendo all’azienda di Mountain View e che, quindi, il divario con le altre realtà editoriali, a lungo andare, non potrà che aumentare. La terza è che un’operazione come questa non fa altro che spaccare il fronte degli editori proprio quando in Europa – sulla scia di quanto sta succedendo in Australia – si sta cercando di disciplinare a livello comunitario il rapporto tra Google e gli editori.

Non è un caso che, anche in Francia, i giornali che non fanno parte del consorzio APIG stanno portando avanti una battaglia senza quartiere rispetto a un accordo che non fa altro che dividere. E che, di certo, non risolverà i problemi del mondo della piccola e media editoria. Mentre consentirà ai grandi editori di sopravvivere (non di vivere bene, ripetiamo, ma di sopravvivere) per qualche altro anno ancora. Vale così poco la libertà di informazione?

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