Microsoft soffia sul fuoco e chiede a Usa e UE di adottare il “metodo Australia” con Google

E qualche indizio arriva anche dalle ultime interviste del ministro delle Comunicazioni australiano

12/02/2021 di Gianmichele Laino

La questione australiana rischia di diventare la fessura attraverso la quale far passare un vero e proprio incidente diplomatico. Se il parlamento locale sta per approvare la nuova legislazione con cui si disciplina in maniera ancora più definita il rapporto tra editori e big companies del web, chiedendo a queste ultime di pagare per i contenuti che utilizzano e di essere trasparenti al massimo sugli algoritmi che ne regolano la distribuzione, dall’altra parte anche in Europa si iniziano ad affrontare discorsi simili, attraverso il lavoro sul Digital Services Act e il Digital Market Act. A questo dibattito guarda in maniera più che interessata anche Microsoft, che sembra spingere per contribuire a imporre il “metodo Australia” nel rapporto tra editori e giganti di internet.

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Microsoft è favorevole al modello australiano

L’azienda fondata da Bill Gates ha già iniziato a fare l’occhiolino al legislatore australiano. E forse non è stato un caso se, tre giorni fa – nel corso di un’intervista – il ministro delle Comunicazioni Paul Fletcher ha detto di preferire, tra i motori di ricerca, Bing che è un prodotto di Microsoft. Ma adesso sta intensificando la sua spinta verso la scelta politica compiuta dal Paese oceanico: il presidente di Microsoft Brad Smith è stato molto chiaro nell’affermare che «la proposta fatta in Australia merita una considerazione importante anche negli Stati Uniti».

Secondo Smith, Google – dopo che Microsoft si è schierato in maniera decisa a favore del modello australiano – è tornato sui suoi passi e ha persino fatto scomparire la dichiarazione ufficiale della sua minaccia di abbandonare il Paese. Lo stesso discorso è stato allargato anche all’Europa e non è un caso, probabilmente, se anche il parlamento europeo – nelle sue due commissioni IMCO e AIDA – sta iniziando a pensare di adottare l’approccio australiano al problema. In questa sorta di guerra tra giganti del web e aziende editoriali, uno dei colossi di internet cerca di sparigliare le carte. Schierandosi accanto ai più deboli.

Foto IPP /sebastiano terreni

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