Cos’è il Global Compact dell’Onu e perché Salvini non lo vuole

Si sta molto discutendo intorno al Global Compact, una misura che porta la firma dell’Onu e che riguarda le politiche sull’immigrazione. Nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi aveva aperto alla possibilità che l’Italia potesse entrare nei piano. Immediato era stato l’attacco della destra sovranista di Giorgia Meloni che lo aveva presentato come una sciagura per il nostro Paese: la conseguenza è stata la retromarcia di un governo altrettanto sovranista. Prima Matteo Salvini e poi lo stesso Giuseppe Conte hanno affermato che l’Italia non aderirà al progetto.

Global Compact, cos’è

Ma cos’è questo Global Compact e perché fa tanta paura a Salvini & co? Si tratta di un accordo firmato ormai nel 2016, che prende anche il nome di Dichiarazione di New York e che si pone l’obiettivo di regolare le politiche sull’immigrazione dei vari Paesi che vi hanno aderito.

Oltre a riconoscere, ovviamente, il diritto delle persone che migrano a veder rispettata la loro richiesta di solidarietà, il Global Compact interviene attivamente sugli Stati, perché punta a fornire aiuto e supporto ai Paesi interessati da movimenti migratori molto ampi. Il punto di riferimento è un’altra convenzione: quella sui rifugiati firmata nel 1951. Partendo da questa base, i 193 Paesi che fanno parte delle Nazioni Unite sono chiamati a offrire il proprio sostegno ai migranti, favorendo l’accoglienza.

27 October 2018, Mexico, Arriaga: La marcia dei migranti che spaventa Donald Trump. Photo: Jesús Alvarado/dpa

Chi ha cambiato idea sul Global Compact

Il documento, nel 2016, era stato approvato all’unanimità. Ma in questi giorni è pronto per la sua entrata in vigore definitiva. Rispetto alla firma della carta, due anni fa, ci sono ben dieci membri delle Nazioni Unite che sembrano aver cambiato idea in materia. Tra questi, oltre all’Italia, ci sono anche Stati Uniti, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Austria, Bulgaria e Svizzera. Gli Stati Uniti per gli ovvi motivi che stanno tenendo banco in queste ore: il presidente Donald Trump si è dimostrato insofferente nei confronti delle ondate migratorie che si stanno muovendo dai Paesi dell’America Latina. Poi ci sono gli Stati europei del cosiddetto Blocco di Visegrad, che hanno un orientamento decisamente ostile nei confronti dell’immigrazione.

Gli impegni che il Global Compact for Migration avrebbe dovuto stabilire per i Paesi che avevano firmato l’accordo riguardano l’intervento concreto per la promozione dell’istruzione e la creazione di posti di lavoro e accesso al reddito per i migranti. Ma, evidentemente, tutto questo non è stato ritenuto degno di approvazione dal governo formato dalla Lega e dal Movimento 5 Stelle.

Cosa pensava Giuseppe Conte e cosa pensa ora sul Global Compact

«Il Global Migration compact è un documento che pone temi e questioni diffusamente sentiti anche dai cittadini – ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte -. Riteniamo opportuno, pertanto, parlamentarizzare il dibattito e rimettere le scelte definitive all’esito di tale discussione, come pure è stato deciso dalla Svizzera. A Marrakech, quindi, il governo non parteciperà, riservandosi di aderire o meno al documento solo quando il Parlamento si sarà pronunciato». A Marrakech, il 10 o l’11 dicembre, è fissato l’incontro per la ratifica del Global Compact. Soltanto qualche mese fa, davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite, Giuseppe Conte aveva garantito l’impegno dell’Italia nella firma del trattato. Ora, evidentemente, ha cambiato idea. O gliel’hanno fatta cambiare.

FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI

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