Gli italiani chiedono l’intervento della politica per regolamentare l’AI

Questo - e altro - emerge dal risultato di un'indagine di Youtrend che ha provato a fornire più informazioni rispetto al rapporto tra italiani e AI

19/05/2023 di Ilaria Roncone

Si tratta di una realtà emersa da un recente sondaggio di Youtrend commissionato per conto della Fondazione Pensiero Solido. Gli italiani invocano per il 59% l’intervento della politica e delle istituzioni per regolamentare l’intelligenza artificiale e gli effetti che avrà nella nostra vita. Anche e soprattutto in ambito lavorativo (le ultime agitazioni, in ordine di tempo, sono quelle relative alle proteste degli sceneggiatori), considerato che il 51% degli intervistati pensa che implementarla in questo ambito porterà a una perdita di posti di lavoro. E, più in generale, oltre un italiano su due si sente impreparato a questo cambiamento epocale che comporterà l’AI nel lavoro e nei tanti altri ambiti dell’esistenza.

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AI nel lavoro e nella vita, gli italiani vogliono più regolamentazione

Senso di smarrimento, timore e necessità di regolamentazione: questo è quanto viene fotografato dall’indagine che viene ufficialmente presentata il 19 maggio a Milano durante l’incontro “Intelligenza artificiale. E noi?”. In particolare, coloro che chiedono l’intervento della politica in Italia sostengono che lo Stato dovrebbe intervenire quanto più possibile anche arrivando a vietarne l’uso se fosse necessario.

In generale, nella maggior parte delle persone (51%) è diffusa la preoccupazione che l’AI porti via posti di lavoro e per una percentuale simile – il 55% – non c’è intenzione di ricevere ed eseguire istruzioni date dall’intelligenza artificiale. Per contro, invece, il 37% lo farebbe volentieri. Ad essere percepiti positivamente sono la possibilità di controllo e valutazione automatica dell’AI (47% contro l 30% che lo inquadra come uno svantaggio), questo soprattutto tra i giovani e i laureati.

Le professioni che gli italiani inquadrano come più sostituibili sono quelle che non richiedono titoli elevati (56% gli impiegati, 51% gli operai, 43% i commessi) mentre quelle messe meno a rischio sarebbero quelle dell’artista (24%) dell’imprenditore (26%) e del medico (27%). Un lavoratore su due, inoltre, non si sente né aiutato né minacciato dall’AI che sopraggiunge (dato che, probabilmente, varia a seconda dell’ambito lavorativo).

Al di là della percezione nei singoli Paesi e negli ambiti professionali, l’unica verità rimane che si tratta di cambiamenti che vanno seguiti passo dopo passo e che – a seconda dei casi specifici – vanno regolamentati con cura affinché non creino problemi sempre più grandi nei mercati del lavoro a livello mondiale.

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