Lo sfogo di Giuseppe Conte: «Resto solo se mi convincono»

Non sembrava essere partito nel migliore dei modi il vertice a Palazzo Chigi di ieri pomeriggio tra Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, durato fino oltre la mezzanotte. Il presidente del Consiglio si era infatti lasciato andare a parole amare prima di incontrare i suoi vice: «Una cosa deve essere chiara: sto qui se mi convincono loro, non sono io a doverlo fare. Se non andiamo d’accordo, li lascio liberi».

Lo sfogo di Giuseppe Conte: «Resto solo se mi convincono»

Il viaggio in Vietnam evidentemente ha acuito i dubbi di Giuseppe Conte, che ha osservato da lontano i suoi due vice che, dopo essere stati ammoniti pubblicamente, facevano la pace. O almeno quelli erano le intenzioni, perché alla fine del consiglio dei ministri Giuseppe Conte ha ancora delle perplessità. «Con me non c’è bisogno di giochetti – dice – mi sembra che la Lega non abbia ancora tolto gli emendamenti al disegno legge sul salario minimo». «Sono certo che lo farà, ma non è ancora avvenuto» continua Giuseppe Conte, cercando di ammorbidire il boccone amaro. Sicuramente i toni ora sono più pacati, tanto che il premier conferma che il clima dell’incontro è stato «cordiale», salvo aggiungere più avanti che «quando si fa una campagna elettorale così lunga, è difficile uscirne».

Pace fatta, ma per gli accordi c’è ancora strada da fare. Sopratutto per quanto riguarda l’atteggiamento da tenere ora nei confronti dell‘Europa. Se da un lato Conte e Tria sperano in una trattativa e si mostrano disponibili a collaborare e cercare un compromesso, dall’altro Salvini e Di Maio o negano il pericolo o decidono di ridergli in faccia. «Se uno vuole correre il rischio di cadere nelle braccia del suo possibile carnefice, faccia pure» commenta Conte, forse mandando un messaggio neanche tanto in codice a Luigi Di Maio. Senza contare che Conte chiaramente afferma che l’Italia «deve parlare con una voce sola» e che le deleghe per trattare con l’Europa durante la procedura d’infrazione le terrà ben strette, mentre Salvini dopo un paio d’ore dice che il  ministro agli Affari europei arriverà «presto, entro giugno». «A me le veline date ai giornali non fanno né caldo né freddo – dice- Se vogliono andare a sbattere contro un muro, facciano pure».

Altro snodo cruciale è la pace fiscale per recuperare il denaro nelle cassette di sicurezza. «Non mi piace scherzare con i risparmi degli italiani, vedo intorno a me un po’ di inesperienza» sentenzia serissimo il presidente del Consiglio.

(Credits immagine di copertina: ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI)

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