La lezione online in cui il professore dice che «non ci possono essere giudici donne»

Una slide ripresa dagli studenti della Facoltà di Medicina dell'Università di Bari ha fatto il giro del web

19/11/2020 di Gianmichele Laino

Donato Mitola ha mostrato ai suoi studenti una slide nel corso di una lezione online tenuta nell’ambito del corso di laurea in Medicina e Chirurgia all’Università di Bari: «Giudici donne – si legge nella slide – non dovrebbero esserci, perché giudicare significa essere imparziali». Avete letto bene. È questa la frase cardine di una lezione di bioetica e filosofia morale, un insegnamento che si svolge nell’ambito del corso di laurea in Medicina e che, a causa dell’emergenza sanitaria, ha visto le sue lezioni proseguire in teledidattica.

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Giudici donne inadeguate, la tele-lezione all’università di Bari

Un’affermazione del genere si commenta da sé. Facciamo anche notare – tra le altre cose – che mostrare una slide durante una lezione a distanza, quando tutti gli studenti, verosimilmente, stanno registrando il tutto per evitare di prendere appunti al momento e sbobinare i contenuti della lezione in fase di studio, non è stata una grandissima idea. Anzi, ha offerto il fianco alla produzione di prove incontrovertibili in merito ai contenuti della lezione stessa.

E infatti la frase è prima diventata virale sui social network, poi è stato oggetto di proteste da parte delle associazioni studentesche come la sezione di Bari di Link e, infine, è arrivata agli occhi e alle orecchie del rettore dell’Università di Bari, Stefano Bronzini, e del Presidente della Scuola di Medicina Loreto Gesualdo che hanno immediatamente sospeso il professore Donato Mitola, cultore della materia.

La lezione sulle giudici donne e la diffusione in rete della slide

Un provvedimento inevitabile. Il ragionamento del docente – che motiva la sua affermazione sulle donne che non dovrebbero ricoprire il ruolo di giudici – è che queste ultime sarebbero caratterizzate da una «innata ed esagerata sensibilità ed emotività» e, per questo, non sarebbero equilibrate al momento della pronuncia delle sentenze.

La domanda è: è possibile continuare a fare affermazioni del genere in pieno 2020? Inoltre, è possibile che non si abbia contezza dei mezzi didattici a disposizione? Il docente ha considerato il fatto che queste sue teorie, diffuse su una piattaforma utilizzata per la didattica online, potevano essere facilmente acquisite e, quindi, divulgate? Davvero una vicenda incomprensibile. Da cima a fondo.

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