I giornalisti (e non solo) sorvegliati in Cina con un sistema a semaforo
Rosso, ambra e verde: questi i colori del sistema che, anche tramite il riconoscimento facciale, dovrebbe sorvegliare ogni minimo movimento delle persone ritenute pericolose in Cina
30/11/2021 di Ilaria Roncone
I giornalisti in Cina vengono sorvegliati e da ora ci sarà un nuovo sistema “a semaforo”. Siamo nella provincia di Henan, precisamente, e si sta costruendo un sistema di sorveglianza con tecnologia di scansione del volto in grado di rilevare giornalisti e altre persone da tenere d’occhio, le cosiddette “persone a rischio”. Perché a semaforo? Perché la classificazione conseguente alla scansione del volto può dare come risultato un profilo rosso, ambra o verde – ricordando, appunto, i colori di un semaforo -. Alla richiesta di un commento in merito al sistema semaforo giornalisti in Cina non sono arrivate risposte.
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Sistema semaforo giornalisti in Cina: come funziona la classificazione per colori
La questione, in realtà, riguarda altri oltre i giornalisti nel paese. BBC ha visionato una serie di documenti che spiegano come funzionerà il sistema di classificazione a colori, chiedendo conto all’Henan Public Security Bureau della questione. L’ufficio, come già accennato, non ha risposto alla richiesta di commento. Per quanto riguarda i giornalisti, invece, quelli nella categoria «rossa» verranno «trattati di conseguenza».
Tra le altre persone bollate come «preoccupanti» compaiono anche donne migranti e studenti stranieri. Netta la valutazione di Human Rights Watch rispetto alla questione: «Questo non è un governo che ha bisogno di più potere per tracciare più persone… specialmente quelle che potrebbero cercare di tenerlo pacificamente responsabile».
La gara d’appalto per le tecnologie di sorveglianza
Tramite una serie di documenti pubblicati in data 29 luglio le aziende cinesi hanno iniziato a fare offerte per un contratto per costruire il nuovo sistema di controllo. La gara è stata vinta da NeuSoft il 17 settembre ma anche l’azienda, raggiunta da BBC, si è rifiutata di commentare la questione. Tra le richieste c’è quella di realizzare un sistema per il riconoscimento facciale che sia collegato a migliaia di telecamere per avvisare le autorità non appena vengono individuate le famigerate “persone a rischio”.
Quelle persone, poi, andrebbero classificate organizzando delle “biblioteche tematiche” con informazioni prese da un database già esistente di info e immagini di persone nella provincia. Ci sarebbe un collegamento diretto del sistema in questione anche con il database nazionale cinese. Insomma, stiamo parlando di una sorveglianza estesa sull’intero territorio e attiva ventiquattro ore su ventiquattro.
Nei documenti si leggono ulteriori specifiche sulle persone: in rosso i giornalisti che destano più preoccupazione, in giallo quelli che destano preoccupazione in senso generale e in verde quelli classificati come non dannosi. Quando scatterebbe l’allerta? Qualora – per esempio e come si legge nei paper – giornalisti classificati in rosso o in giallo con precedenti penali per lo stato cinese prendessero un biglietto per entrare nella provincia.
La sorveglianza degli studenti stranieri e donne
Tipologia di studi, voti e paese di provenienza: su questi criteri si fa la classificazione degli studenti. Nello specifico: «La valutazione della sicurezza è fatta concentrandosi sulla frequenza giornaliera degli studenti stranieri, i risultati degli esami, se provengono da paesi chiave, e la conformità alla disciplina scolastica». Tutto verrebbe monitorato: dagli smartphone fino alle macchine passando per spostamenti e proprietà immobili.
Altro focus sono le donne straniere. Molte arrivano in Cina dai paesi vicini per cercare lavoro. In questo caso la sorveglianza sarebbe in collaborazione con l’Ufficio Nazionale dell’Immigrazione, il Ministero della Pubblica Sicurezza e la polizia di Henan. Documenti come questi evidenziano come, con tutta probabilità e visti i riferimenti fatti, in Cina la popolazione sia già sorvegliata tramite riconoscimento facciale.