Se nel pub dei negazionisti attaccano un cronista di Repubblica
Il racconto di Valerio Lo Muzio
18/01/2021 di Redazione
In un pub di Bologna, si consuma ben oltre le 18. Alcuni avventori, anzi, si fermano anche dopo le 22, quando scatta il coprifuoco. Inevitabile, allora, l’intervento della polizia municipale. A quanto pare, anche nei giorni scorsi c’erano stati episodi simili per l’esercizio commerciale felsineo. Ma nessuno era stato ripreso da Valerio Lo Muzio, giornalista di Repubblica che – per questo motivo – ha dovuto fronteggiare l’ira dei proprietari del locale. Il giornalista Repubblica aggredito, per tutta la serata, aveva documentato i discorsi negazionisti dei clienti del pub, alcuni dei quali sono arrivati a mostrargli grafici cartesiani per dimostrare la teoria dell’entropia, quella dei 200 coronavirus presenti in natura e la scelta del virus che «doveva spaventarci», quella del deep state e dei poteri forti che iniettano il 5G con un vaccino preparato a partire da feti morti.
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Giornalista Repubblica aggredito in un pub a Bologna
Dopo l’intervento della polizia municipale e dopo essere stato dileggiato perché Lo Muzio era l’unico avventore con la mascherina indossata, i proprietari del pub di Bologna hanno iniziato a prendersela con lui per le immagini riprese con il cellulare, per la loro eventuale divulgazione, per il fatto che fossero state carpite senza il consenso degli interessati. Ovviamente, per quanto riguarda la privacy occorre ricordare che, nel caso in cui l’interesse pubblico è predominante, il diritto di cronaca risulta preminente. In questo caso, conoscere le cattive pratiche e una contravvenzione alle regole che potrebbe mettere in pericolo la salute pubblica di una comunità potrebbe essere senz’altro una buona ragione per esercitare il diritto di cronaca stesso.
Ma la rabbia, in quel momento, offusca il giudizio. Così, i titolari del pub iniziano a usare le maniere forti nei confronti di Lo Muzio che viene spintonato prima e, poi, è costretto ad allontanarsi di corsa dal bar. Nonostante la presenza delle forze dell’ordine. Nonostante l’evidente situazione contraria a ogni buon senso. Alla fine, arriva anche la minaccia: «A te ti becco. E ti ammazzo».