Sarebbe ora di smettere di condividere la catena su Gino Strada e la chiave inglese

E invece simpatizzanti e politici dei partiti di destra hanno continuato a farlo anche nel giorno della sua morte

14/08/2021 di Redazione

Non c’è alcun rispetto nella condivisione di una informazione che, sin dal 2018, ha iniziato a circolare in rete, a mo’ di catena, tra le bacheche di Facebook e le chat su WhatsApp. Tale “Michele Calabrese” aveva, infatti, fatto girare un messaggio su Gino Strada e la chiave inglese che, da esponente del movimento studentesco negli anni Settanta, il fondatore di Emergency avrebbe portato con sé sotto l’eskimo. È un messaggio che non ha alcun riscontro e che non andrebbe affatto diffuso: nessuna prova, eppure decine di condivisioni, con qualche scivolone ad alti livelli (è il caso, ad esempio, del post – poi rimosso – del dirigente di Fratelli d’Italia a Rovereto Giuseppe Fiorito, ma anche del direttore generale dell’Arpab in Basilicata, Antonio Tisci).

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Gino Strada e la chiave inglese, i messaggi e la bufala

I messaggi che si stanno registrando in queste ore – e che vengono presentati come posizione “anticonformista” rispetto all’unanime cordoglio per la morte di Gino Strada, avvenuta ieri in Normandia – sono tutti figli di questa catena datata 2018. Un tale Michele Calabrese avrebbe raccontato che gli amici del movimento studentesco di cui Gino Strada faceva parte lo chiamavano «chiave inglese» perché «giravi con una chiave da 24 sotto l’eskimo eri il capo dei picchiatori».

Gino Strada e la chiave inglese
Il messaggio virale sui social che contiene illazioni assolutamente non documentate

A questo messaggio si sovrappone, in una sorta di intersezione di informazioni sparse, il riferimento alla Hazet 36, una chiave inglese particolare, che era stata utilizzata per colpire il militante del Fronte della Gioventù Sergio Ramelli a Milano. Un delitto con cui, ovviamente, Gino Strada non ha nulla a che vedere.

Tuttavia, basta la sua partecipazione a Movimento Studentesco (che aveva anche un servizio d’ordine chiamato Katanga) per accostare Gino Strada a questo oggetto, senza alcuna prova e senza alcun documento che possa certificarlo. Si tratta di un vero e proprio tentativo di sovvertire la narrazione di Gino Strada come uomo di pace e uomo schierato dalla parte dei più deboli. Del resto, da quando i social network hanno permesso la diffusione incontrollata di false informazioni, c’è spazio e modo per gettare fango anche sulle figure più specchiate che hanno sempre dedicato la loro vita agli altri. È la dinamica della voce del paese applicata, però, al villaggio globale.

Diffidate, dunque, da chi – che siano esponenti di spicco di un partito, uomini e dirigenti delle istituzioni o semplici “simpatizzanti” dei partiti di destra e di estrema destra -, citando Gino Strada, abbina il suo nome a una chiave inglese. Non c’è – come è stato ampiamente documentato in questi anni – alcuna prova della sua attività di “capo dei picchiatori”, come la catena sui social network (che insinua addirittura – in maniera falsa – che il chirurgo di Emergency non accettasse feriti civili portati negli ospedali dai militari della Folgore) invece afferma.

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