Il sogno di un archivio digitalizzato dei contenuti di Gianni Minà

La storia del giornalismo e dell'informazione in formato digitale. Questo era il grande progetto avviato dal giornalista nel maggio scorso. E ora, dopo la notizia della sua morte, il senso di questa idea assume ancora maggiore importanza

28/03/2023 di Enzo Boldi

Era il 24 maggio del 2022, il giorno in cui quel sogno venne annunciato al pubblico che lo ha amato e lo ha seguito in tutta la sua lunga carriera. In quella giornata primaverile, attraverso la sua pagina Facebook, Gianni Minà annunciò al mondo la sua voglia di concretizzare quel progetto che aveva in mente da anni: digitalizzare e rendere fruibili al mondo tutti i suoi lavori e le sue interviste che hanno fatto la storia del giornalismo e dell’informazione. Non solo italiana, ma mondiale. Un lascito ai posteri che assume un valore ancor più profondo ora che ci ha lasciato.

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«Non sarà un “ritorno al passato”, ma vorremo fosse uno slancio verso l’utopia. A che serve l’utopia? “L’utopia è là nell’orizzonte, serve per non smettere mai di camminare”, come scriveva Eduardo Galeano». Così Gianni Minà aveva annunciato, sulla sua pagina Facebook, l’inizio della campagna di crowdfunding attraverso ProduzioniDalBasso (qui la nostra intervista al CEO della Piattaforma, Angelo Rindone). Perché per molto tempo il giornalista e conduttore aveva cercato un mecenate in grado di finanziare il progetto Minà’s Rewind e, alla fine, ha deciso di rivolgersi alla comunità. A quei cittadini appassionati che non volevano veder dispersi quei contenuti audiovisivi, compresi i backstage, delle sue interviste.

Gianni Minà e il sogno di un archivio digitalizzato

Un sogno che, lentamente (anche per via dei tempi tecnici e delle difficoltà della conversione di vecchie “pellicole” in formato digitale), sta diventando realtà. A oggi, la campagna di crowdfunding risulta essere terminata. Nel corso di questi mesi, sono stati raccolti 21.441 euro, con oltre 700 persone che hanno deciso di sostenere economicamente questo progetto di digitalizzazione di un patrimonio sterminato di contenuti audio-visivi.

L’ultimo appello pubblico, attraverso i canali social, al sostegno di questa raccolta fondi risale allo scorso 17 febbraio. Sulla sua pagina Instagram, Gianni Minà – sempre sostenuto dalla moglie Loredana Macchietti – pubblicò una dei tanti fermoimmagine che raccontano la sua carriera.

 

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Una foto, un frammento di quegli istanti in cui lui – al timone della trasmissione Blitz, in onda su Rete2 (l’odierna Rai2) – intervistò Robert De Niro all’interno delle sale dello Studio 5 di Cinecittà. Una pagina, una delle moltissime, che ha fatto la storia del giornalismo in Italia. Una pagina inserita all’interno del progetto di digitalizzazione di quell’infinito archivio audiovisivo.

A che punto siamo

Oggi, all’indomani della notizia della sua morte (diventata di dominio pubblico nella tarda serata di martedì 27 marzo 2023), questo sogno non si può interrompere. L’archivio, che ha visto il suo primo contenuto digitalizzato pubblicato su YouTube. Si tratta di un’intervista a Carlo Verdone su Sergio Leone, dal palco di Torella dei Lombardi. Un pezzo di storia, uno dei tanti. Quello scelto per lanciare e rendere fruibile al pubblico il primo tassello di questo enorme mosaico chiamato Minà’s Rewind. Il primo passo verso la digitalizzazione di quella memoria che rischiava di scomparire e che, invece, è diventata realtà. Oggi, però, l’archivio Youtube del progetto risulta non avere contenuti al suo interno. 

Vuoto, ma non svuotato. Perché scorrendo lungo le pagine social di Gianni Minà, si ritrovano i riferimenti a quei link pubblicati che rimandavano proprio a quel canale YouTube. Cliccando, poi, appare un messaggio.

I video, dunque, non sono stati cancellati. L’archivio è ancora presente, ma in versione privata. Offline rispetto al flusso costante della rete. Non sappiamo se la decisione sia stata presa proprio in concomitanza con la sua morte, anche per tutelare quei contenuti da quello che oramai è uno sciacallaggio diventato routine (e non da parte degli utenti, ma delle testate giornalistiche). Sta di fatto che l’assenza di contenuti visibili, oggi, non deve essere vista come la fine di quel sogno. Perché quelle pellicole digitalizzate ci sono ancora e rappresentano un’eredità anche per le future generazioni. Testimonianze di uno dei più grandi punti di riferimento dell’informazione.

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