È il giorno del primo file digitalizzato dell’archivio di Gianni Minà
Il progetto Minà's Rewind, che punta a digitalizzare tutto l'archivio raccolto nella lunga carriera del giornalista, sta iniziando a prendere forma
15/06/2022 di Gianmichele Laino
Dissolvenze e 4:3. Immagine calda e satura. Prima un divano e un microfono gelato. Poi, ancora, un campo largo, un palco con i fiori rossi, un po’ di aria in testa e gli applausi della platea. Oltre un’ora di girato, per un’intervista rilassata, approfondita, pensata. Un’intervista in cui ci si racconta – ci si confessa quasi – nel perfetto stile narrativo che Gianni Minà sa maieuticamente tirare fuori dai suoi interlocutori. La scelta dell’intervista di Carlo Verdone su Sergio Leone a Torella dei Lombardi, in provincia di Avellino, è davvero significativa, se si pensa che questo documento sarà il primo dell’immenso archivio di Gianni Minà a essere stato sottoposto al processo di digitalizzazione. Minà’s Rewind inizia da qui.
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Minà’s Rewind, il primo documento digitalizzato è online
Lo scenario è quello dei primi anni Duemila, durante il Festival del cinema western Sergio Leone, di cui Gianni Minà è stato direttore artistico. Nell’intervista c’è il Carlo Verdone che stava per lanciare l’impresa cinematografica di Ma che colpa abbiamo noi. E che faceva i conti con il suo mentore, Sergio Leone appunto, con i suoi insegnamenti, con i suoi sganassoni, con i suoi consigli, con la sua scomparsa. Gianni Minà aveva trasformato – al solito – un’intervista in un vero e proprio spettacolo teatrale, andando all’origine dei personaggi che avevano accompagnato i primi passi del Verdone attore e del Verdone regista.
Così Bar Mariani, in via dei Pettinari, diventa lo scenario in cui operava abitualmente la maschera di Furio, uno dei personaggi che più è entrato nell’immaginario collettivo tra gli spettatori dei film dell’attore romano; Radio Lazio è l’esperienza che ha fatto nascere in Verdone l’idea della presenza della Sora Lella in Bianco, Rosso e Verdone; Sergio Leone che si preoccupava della pressione della stessa Sora Lella e degli eventuali problemi di salute che sarebbero potuti sorgere sul set è il momento evocativo di un dietro le quinte d’altri tempi; il racconto della vacanza di Verdone con Sergio Leone e Massimo Troisi è la meravigliosa sorpresa che anticipa l’accorata conclusione dell’intervista. L’aneddoto come elemento narrativo per ripercorrere una carriera. Nel primo file digitalizzato – e inedito – dell’archivio di Gianni Minà si riscopre quello che in tanti dovrebbero apprendere ancora oggi: la preparazione del giornalista sulla carriera dell’intervistato, la potenza del simbolo e della rievocazione.
Mina’s Rewind sta andando avanti, così come la raccolta fondi sulla piattaforma Produzioni dal Basso. Il team che si sta occupando del faticoso percorso di riconversione digitale dei materiali d’archivio procede spedito, con entusiasmo. L’intervista a Carlo Verdone su Sergio Leone è il primo prodotto che entrerà nei quattro contenitori in cui sarà diviso il canale YouTube di Minà’s Rewind: cinema, sport, attualità d’epoca e musica.
Gianni Minà spiega così il motivo per cui la digitalizzazione dell’archivio è partita proprio da un’intervista al festival dedicato a Sergio Leone: «Questa bellissima avventura – scrive in una nota – ci aveva permesso, negli ultimi anni, di presentare buona parte del cinema che non si arrende, ma sono state le serate dedicate al western caro a Sergio Leone quelle che più hanno appassionato il pubblico, perché siamo riusciti a far transitare sul palcoscenico montato davanti al Castello Candriano di Torella, i grandi protagonisti del western reinventato da Sergio, ma anche del western tradizionale, quello che è storia e vissuto della nascita degli Stati Uniti. La gente di Torella ha potuto ascoltare i ricordi di figure storiche come Ennio Morricone, Dario Argento, Franco Nero, Giuliano Gemma, Bud Spencer, Gianni Garko, George Hilton, Terence Hill, Fabio Testi e Carlo Verdone (il cui talento fu valorizzato da Sergio, che produsse “Un sacco bello”) e di maestri del cinema come gli sceneggiatori Piero De Bernardi e Franco Ferrini, il direttore di fotografia Tonino Delli Colli, il produttore Aurelio De Laurentiis, i registi Damiano Damiani, Franco Giraldi, Tonino Valeri, Enzo Castellari».
È il primo passo. Ma ci ha già lasciato tanto.