Non è vero che la comunità LGBTQ+ è contro il Green Pass

Un paio di titoli fuorvianti e si è innescato un dibattito sui social che non ha nessun tipo di fondamento, la questione mossa dal Gay Center è di altra natura

09/08/2021 di Ilaria Roncone

Un paio di titoli di giornale fuorvianti ed eccoci qui, il gioco è fatto. Sono in molti a dire su Twitter, da un paio di giorni, che le persone della comunità LGBTQ+ sarebbero contro il Green Pass: «Green Pass, no della comunità Lgbtq+: “Discrimina le persone trans, le obbliga a fare coming out forzati”» o «Anche il Gay center contro il Green pass: «È un coming out forzato. Trans ancora più isolati»» (rispettivamente titoli di La Stampa e Open) sono fuorvianti e hanno dato il via a una serie di considerazioni sull’opinione dell’intera comunità LGBTQ+ – come se avesse senso parlarne – contro il Green Pass. Da specificare che in entrambi gli articoli viene spiegato esattamente come stanno le cose ma titoli del genere hanno fatto da assist a polemiche evitabilissime e sterili rispetto a cosa ha detto il Gay Center sul Green Pass.

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Cosa ha detto realmente il Gay Center sul Green Pass

«Il Gay Center non si è mai schierato contro vaccini e Green Pass ed è ben specificato nelle prime righe del comunicato – scrive il portavoce dell’organizzazione Pietro Turano su Instagram – Chiediamo strumenti che non siano esclusivi ed escludenti».

gay center sul green pass

Niente contro il Green Pass e niente contro il vaccino, che rimangono gli strumenti di contrasto alla pandemia più importanti. Però la richiesta è quella – come specificato anche nell’oggetto della mail – di prestare attenzione anche alla «privacy delle persone trans». Alcune di loro, come è già stato raccontato, si trovano in situazioni poco piacevoli in cui la mancata discrezione di chi effettua il controllo può creare danno.

Il punto – come spiega il Gruppo Trans di Bologna sul Green Pass – è che «tale soluzione non prevede né considera l’esistenza di persone transgender* e/o non binarie, il cui diritto alla privacy potrebbe essere leso nel caso in cui i documenti riportassero un nome non corrispondente al nome e genere con cui la persona è conosciuta socialmente». Viene spiegato che «come in molti altri casi, le persone trans potrebbero trovarsi in situazioni spiacevoli, di disagio e costrette a coming out forzati. L’iter legale in Italia – quando è possibile – è un processo lungo, costoso ed estenuante, che lascia di fatto molte persone sospese con documenti non corrispondenti alla propria identità».

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