Il tweet di Borghi sui sieropositivi diventa oggetto di un intervento di Elio Vito alla Camera

Le parole del leghista Borghi su omosessualità e sieropositività sono talmente gravi da spingere un alleato di Forza Italia a chiedere le sue scuse pubbliche

20/07/2021 di Ilaria Roncone

L’intervento di Elio Vito – in quota Forza Italia – alla Camera non avrebbe potuto essere più esaustivo e chiaro. L’oggetto è il tweet di qualche ora fa del leghista Claudio Borghi. Claudio Borghi su omosessualità e sieropositività ha fatto un commento vergognoso che ha scatenato la polemica. Tutto è partito dal disappunto perché tre giornalisti lo avrebbero chiamato chiedendogli esplicitamente se è vaccinato.

Al netto del fatto che rimane un’informazione sensibile che ognuno può scegliere se condividere o meno – pur ricoprendo una posizione pubblica con tutte le responsabilità che comporta in piena campagna vaccinale -, la frase successiva di Borghi è inammissibile e, dopo decenni, riporta l’attenzione sullo stigma omosessualità/sieropositività che è stato superato da decenni. Oltre a richiamare l’alleato politico per l’affermazione totalmente inappropriata, Elio Vito gli ricorda che i social andrebbero utilizzati ricordando il ruolo ricoperto.

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La reazione di Elio Vito al tweet di Borghi su omosessualità

L’onorevole Vito non manca di sottolineare che, ormai, non c’è più nessun tipo di differenza – per alcuni – tra dichiarazioni istituzionali e interazioni via social. Ma, ovviamente, sarebbe doveroso ricordare che essere deputati significa mantenere il contegno che richiede quel ruolo anche quando ci si espone sui social. Per quanto riguarda quel paragone che non ha alcuna ragione di esistere – cosa c’entri il binomio omosessuale uguale sieropositivo con la domanda sull’essere vaccinati o meno, non è chiaro – Elio Vito chiede le scuse del collega.

«Voglio che l’onorevole Borghi si scusi, non con me, ma dinnanzi all’assemblea per le cose che ha scritto poco fa – esordisce, aggiungendo poi che – quello che ha scritto non c’entra nulla con la vaccinazione, quindi perché paragonarlo al Covid». Continua: «Io credo che mettere nei confronti della comunità LGBT e dell’omosessualità di nuovo lo stigma della sieropositività dopo quarant’anni sia una cosa ignobile. Lo ha dimostrato la scienza che è inesatto, non c’entra nulla col rendere o meno pubblica la vaccinazione».

Non esita, in conclusione, a definire queste parole discriminazione vera e propria: «Facciano ostruzionismo al ddl Zan, non lo approvino, ma non occorre il ddl Zan, basta un minimo di buon senso che un parlamentare dovrebbe avere per non dire queste scempiaggini. Mi faccia la cortesia, chieda scusa a me, alla comunità, al paese che dovrebbe rappresentare con onore e decoro».

Degli oltre mille emendamenti al ddl Zan, settecento sono solo della Lega

Tempismo perfetto per le dichiarazioni del leghista Borghi, viene da dire, considerato quello che è successo oggi al ddl Zan. Un disegno di legge che era stato approvato alla Camera è stato letteralmente sommerso di emendamenti al Senato, settecento di questi solo del partito di Borghi. Alessandro Zan non ha esitato a dichiarare che «così si affossa la legge, altro che dialogo». Difficile, in effetti, la prospettiva di dialogo con un partito che tiene tra le sue fila una persona che è stata aspramente criticata da un membro della sua stessa fazione.

Per la serie, qui parliamo di ddl Zan e dei diritti delle persone della comunità LGBTQ+ (e non solo) a non essere insultate e a non subire violenza per ciò che sono, ma la Lega – dopo le parole di Borghi e dopo i settecento emendamenti di cui si è resa autrice – sembra essere rimasta decisamente indietro. A quando andava spiegato alle persone, appunto, che sieropositività e omosessualità non hanno legame alcuno ed è la scienza che lo ha dimostrato da decenni.

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