Cosa si sono detti il Garante della Privacy e OpenAI nell’incontro di mercoledì sera

Il confronto a distanza dopo la decisione dell'Autorità Italiana di limitare il trattamento dei dati da parte di ChatGPT

06/04/2023 di Enzo Boldi

Prima la lettera di alcuni esperti e grandi personalità del mondo del tech. Poi la decisione dell’Autorità Garante per la protezione dei dati personali di sospendere il trattamento dei dati di ChatGPT in Italia. Questi sono i due punti focali che hanno acceso una luce molto critica (e non solo sulle funzionalità e la veridicità delle informazioni che il linguaggio basato sull’intelligenza artificiale conversazione acquistata da Microsoft) per quel che riguarda proprio la protezione e il trasferimento dei dati di chi utilizza questo chatbot. Mentre tutto il mondo ha iniziato a osservare la situazione italiana, mercoledì sera è andato in scena un incontro-confronto tra il Garante per la Privacy del nostro Paese e OpenAI, l’azienda proprietaria di ChatGPT.

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L’Autorità e l’azienda statunitense, dunque, si sono sedute allo stesso tavolo virtuale per dirimere le questioni più delicate che hanno portato allo stop al trattamento dei dati da parte di ChatGPT sul suolo italiano. Ricordiamo, infatti, che il Garante per la Privacy ha contestato a OpenAI diversi aspetti dei suoi sistemi. Il primo riguarda il mancato rispetto delle norme previste dal GDPR, in particolare per quel che riguarda «l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali» per “allenare” l’intelligenza artificiale. Inoltre, lo stesso Garante della Privacy ha messo in evidenza altri due aspetti: la mancata trasparenza sul data breach subìto lo scorso 20 marzo e il libero accesso all’utilizzo della piattaforma da parte degli utenti di età inferiore ai 13 anni (nonostante la policy di OpenAI stessa indicasse quel limite). Di fatto, dunque, all’interno di ChatGPT manca un sistema di “age verification”.

Garante Privacy e OpenAI, cosa si sono detti

Questi, dunque, sono i punti alla base dell’incontro tra Garante Privacy e OpenAI. L’azienda americana è stata rappresentata dal CEO Sam Altman, Che Chang (Deputy General Counsel), Anna Makanju (responsabile Public Policy) e Ashley Pantuliano (Associate General Counsel). Per quel che riguarda l’Autorità italiana, invece, c’era il Collegio del Garante composto da Pasquale Stanzione, Ginevra Cerrina Feroni, Agostino Ghiglia e Guido Scorza. Ma cosa si sono detti? Dal comunicato stampa pubblicato questa mattina, traspare una moderata soddisfazione da parte dell’Autorità italiana:

«OpenAI, pur ribadendo di essere convinta di rispettare le norme in tema di protezione dei dati personali, ha tuttavia confermato la volontà di collaborare con l’Autorità italiana con l’obiettivo di arrivare ad una positiva soluzione delle criticità rilevate dal Garante riguardo a ChatGPT. L’Autorità da parte sua ha sottolineato come non vi sia alcuna intenzione di porre un freno allo sviluppo dell’AI e dell’innovazione tecnologica ed ha ribadito l’importanza del rispetto delle norme poste a tutela dei dai personali dei cittadini italiani ed europei.
OpenAI si è impegnata a rafforzare la trasparenza nell’uso dei dati personali degli interessati, i meccanismi esistenti per l’esercizio dei diritti e le garanzie per i minori e ad inviare al Garante entro oggi un documento che indichi le misure che rispondano alle richieste dell’Autorità.
Il Garante si riserva di valutare le misure proposte dalla società, anche riguardo al provvedimento adottato nei confronti di OpenAI».

Dunque, OpenAI ha confermato la linea di principio annunciata sulla homepage “italiana” di ChatGPT, ma è pronta a collaborare con l’Autorità per trovare una soluzione. Serviranno altri giorni, ovviamente, per valutare la consistenza delle misure proposte dall’azienda americana e, soprattutto, se rispondano a quelle criticità denunciate del Garante per la Privacy.

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