La vera storia del soprannome “Bisteccone” di Galeazzi

Si è spento oggi a Roma, dopo una lunga malattia, il noto giornalista sportivo. Molti pensano che quel soprannome sia stato coniato da Mara Venier, ma la verità la raccontò lui stesso in un'intervista del 2016

12/11/2021 di Enzo Boldi

Il mondo del giornalismo e dello sport sono in lutto. Oggi, all’età di 75 anni, si è spento nella sua Roma Gian Piero Galeazzi, storica voce e volto della Rai. Le sue telecronache hanno accompagnato imprese epiche, anche a livello Olimpico, ma anche piccole grandi storie che hanno attraversato molte altre discipline. Il famoso cronista sportivo è stata una delle figure più apprezzate nell’etere italiano, anche per quel suo modo di fare scansonato ma, allo stesso tempo, professionale e competente. Il suo soprannome ha fatto epoca: quel “Bisteccone“, però, non fu “coniato” dalla sua grande amica Mara Venier, come invece credono in molti.

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Un personaggio epico che si è più volte raccontato nelle varie interviste. Negli ultimi tempi, a causa della sua malattia, le sue ospitate televisive si erano ridotte a lumicino, e proprio dagli studi televisivi di RaiUno e di Mara Venier si commosse ricordando la sua vita e il suo lavoro. Due concetti collegati a doppio filo.

Galeazzi, la vera storia del soprannome “Bisteccone”

E Mara Venier lo chiamava sempre “Bisteccone”, ma quel soprannome non è stato coniato da lei. Lo ha spiegato lo stesso Galeazzi in un’intervista pubblicata su Il Venerdì di Repubblica nel febbraio del 2016: «Quando da ragazzo giravo per le redazioni c’era sempre quello che chiedeva: ‘Ahò, è chi è ‘sto bisteccone?’. I settentrionali pensano che sia dispregiativo. Noi romani no». Parole franche da parte di una persona verace che, come raccontano i suoi colleghi, era esattamente come compariva in televisione.

E in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport nel gennaio del 2019, lo stesso Galeazzi diede ancor più dettagli sulla genesi di quel soprannome, ancor prima del suo esordio tra le redazioni giornalistiche: «Era il 1970, un giorno dovevo andare a giocare un doppio di tennis con Renato Venturini, che lavorava alla radio. Andai a prenderlo nella sede di via del Babuino e mi presentò ai colleghi dello sport. Ero alto e massiccio, così Gilberto Evangelisti se ne uscì con la frase: Renà, ma chi è ‘sto Bisteccone?».

(Foto IPP/Gioia Botteghi)

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