Roberta Siragusa, la foto WhatsApp con i lividi sul volto che risalirebbe allo scorso giugno

La foto WhatsApp che lascia intendere che già dallo scorso giugno la giovanissima vittima di femminicidio in provincia di Palermo veniva picchiata

27/01/2021 di Ilaria Roncone

Le indagini per la morte di Roberta Ragusa, 17enne il cui corpo è stato rinvenuto senza vita in un burrone in provincia di Palermo – a Caccamo – proseguono. A indicare dove si trovasse il corpo è stato il fidanzato, Pietro Morreale, che inizialmente aveva affermato di non saperne nulla e che si trova in carcere da lunedì. Gli inquirenti hanno acquisito una serie di atti tra cui svetta una foto WhatsApp Roberta Siragusa che vede protagonista la giovanissima con un ematoma sul volto. I fatti che hanno condotto la ragazza a fare quello scatto risalgono allo scorso giugno e, secondo gli amici ascoltati dai carabinieri, a provocare quel segno sarebbe stato proprio il fidanzato 19enne Pietro Morreale.

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Quella foto WhatsApp Roberta Siragusa e la violenza già lo scorso giugno

Mano a mano che le indagini proseguono vanno sempre più delineandosi quelli che sono i contorni di un femminicidio efferato. Del 19enne ora accusato di omicidio e occultamento di cadavere gli amici e le indagini dicono cose molto precise: «Provava un sentimento morboso nei confronti della vittima». Di episodi di violenza fisica da parte del ragazzo ce ne sono stati altri, come raccontano gli amici di lei, sottolineando che lui era tanto appassionato si kickboxing quanto lo era di minacce. Tanto era morboso l’atteggiamento di Morreale che era arrivato a «impedirle di frequentare le sue solite amicizie».

«Se parli faccio male a te e alla tua famiglia»

In merito alle violenza che Roberta Ragusa subiva sicuramente almeno dallo scorso giugno, vista la fotografia, Morreale era stato chiaro secondo gli amici di lei: qualora avesse riferito delle violenze «avrebbe fatto del male a lei e alla sua famiglia». Gli inquirenti hanno parlato di una «personalità proclive al delitto e insensibile alla gravità dell’evento» per un individuo che ha provato a sviare le indagini in più modi prima di confessare il crimine commesso. Nell’interrogatorio nel quale si è avvalso della facoltà di non rispondere Morreale avrebbe anche affermato che Roberta si sarebbe bruciata e buttata dal burrone da sola. La giovanissima vita al mondo non la restituirà più nessuno ma rimane la consapevolezza che, se le prove delle violenze subite erano nel cellulare della ragazza già dallo scorso giugno, chi la circonda avrà il rimorso di non aver fatto abbastanza per salvare la 17enne dal femminicidio.

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