Il sottosegretario Butti è convinto che formare gratuitamente sul digitale 8500 persone sia «sulla strada per colmare il gap»

I 22 milioni di euro del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale dovrebbero consentire dei corsi di formazione gratuita possano intervenire su disoccupati e lavoratori a rischio

22/12/2023 di Gianmichele Laino

Basteranno dei corsi di formazione gratuiti sulle e-skills per procedere sulla «buona strada» e colmare il gap sulle competenze digitali di base, come ha spiegato il sottosegretario per la Transizione digitale Alessio Butti? In realtà, visto il quadro che ha tracciato l’Istat recentemente, sembra proprio che i volumi dell’operazione di utilizzo del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale possano rappresentare una piccola goccia chiamata a scavare un vero e proprio canale. Si tratta di poco più di 22 milioni di euro che permetteranno a 8500, tra disoccupati e lavoratori a rischio, di aumentare le loro competenze digitali per favorire il loro inserimento o il potenziamento delle loro capacità nel mondo del lavoro.

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Formazione sulle e-skills, quali sono gli obiettivi del Fondo per la Repubblica Digitale Impresa sociale

“Prospettive” e “In Progresso” sono due tranche di finanziamento dello stesso fondo che – su base nazionale il primo e sullo specifico territorio il secondo – raggiungeranno complessivamente 53 progetti di formazione. La parte “In Progresso” del bando è destinata – come detto – a specifiche aree territoriali: 16 al centro-nord e 24 al centro-sud (numeri non troppo diversi tra loro, nonostante il sud sia molto più indietro – come certificato dall’Istat – sulle competenze digitali di base).

«Siamo sulla giusta strada – ha detto Alessio Butti – per centrare l’obiettivo di formare migliaia di persone come disoccupati e lavoratori con mansioni a forte rischio di sostituibilità a causa dell’innovazione tecnologica, dando un contributo di rilievo al miglioramento delle competenze digitali del nostro Paese». In più, il sottosegretario ha annunciato che il dipartimento per la Transizione Digitale di cui è alla guida ha previsto altri 70 milioni di euro per il 2024 che potrebbero andare a ravvivare il Fondo, con la previsione di nuovi percorsi formativi e nuovi bandi per i progetti di implementazione delle e-skills.

Metalmeccanici e manufatturieri – che sembrano sempre più a rischio con le nuove tecnologie di intelligenza artificiale – sono stati individuati come possibili target di questi percorsi di formazione. L’attenzione dei progetti è sempre legata alla dimensione umana e alla riqualificazione in ambito digitale, il tutto con una linea di partnership che coinvolge sia soggetti profit, sia soggetti non-profit (in particolare, università e istituti tecnici).

È ovvio che, in un contesto in cui l’Italia mostra ancora un certo gap con il resto d’Europa (e con gli obiettivi stessi dell’UE sulla formazione digitale dei suoi cittadini), 8500 formazioni non possono essere – per forza di cose – risolutive. La strada è quella dell’educazione digitale: sempre secondo l’Istat, infatti, le competenze digitali di base sono più basse (26,4% del campione analizzato) quando i livelli d’istruzione sono più bassi (e si fermano, ad esempio, alla licenza media).

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