Fioramonti torna a parlare della tassa sulle merendine: «Le critiche di Di Maio? Indice di un’ignoranza profonda»

07/01/2020 di Enzo Boldi

A inizio febbraio ci saranno i primi passi ufficiali di Eco, il gruppo parlamentare nato dopo la fuoriuscita di Lorenzo Fioramonti dal Movimento 5 Stelle. Ci sarà un incontro con amministratori, presidenti di Regione e parlamentari per palesare gli obiettivi ambientalisti della nuova creatura politica partorita dall’ex ministro dell’Istruzione. E nel dare questo annuncio, l’ex pentastellato ritorna anche su vecchie polemiche che, come una goccia cinese, lo hanno convinto a dare prima le sue dimissioni da capo del Miur e poi ad abbandonare il M5S.

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Il suo passo indietro dal Ministero dell’Istruzione è cosa nota, così come i motivi che lo hanno portato a prendere questa decisione: l’assenza di fondi sufficienti per la scuola (lui chiedeva almeno 3 miliardi) inseriti nella Legge di Bilancio 2020. E famose sono anche le sue recenti prese di posizione nei confronti del Movimento 5 Stelle, accusato di non avere dialogo al proprio interno. Un’assenza di confronto e uno svilimento dei temi ambientalisti che avevano resto i pentastellati tanto popolari in Italia.

Fioramonti e l’indice di ignoranza profonda

Nella sua intervista a La Repubblica, Lorenzo Fioramonti torna anche a parlare della sua proposta: la tassa sulle merendine (e non solo) per aumentare i fondi per la scuola. E l’accusa nei confronti di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle è molto forte: «Indice di un’ignoranza profonda. Il sistema fiscale è sempre un sistema di indirizzo, se no tutto sarebbe tassato allo stesso modo. Il fisco tiene in considerazione i bisogni, le priorità. La salute, naturalmente. In Austria un governo di centrodestra ha aumentato le imposte sui voli aerei. Da noi è arrivato il no dal ministero: avremmo danneggiato Alitalia, hanno detto. D’altra parte la politica in questo governo non si fa in consiglio dei ministri ma nelle riunioni di maggioranza».

Il no del M5S alla tassa sulle merendine

E tra i primi a criticare quell’uscita della tassa sulle merendine era stato proprio il leader del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, ponendo il veto pentastellato sull’idea rilanciata a settembre dall’allora ministro dell’Istruzione (da poco subentrato a Marco Bussetti). Insomma, Fioramonti si è tolto un gran sasso dalla propria scarpa, sottolineando come quella presa di posizione contro di lui fosse del tutto inadeguata e non al passo con i tempi.

(foto di copertina da profilo Facebook + intervista a La Repubblica)

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