Il Financial Times e Renzi «demolition man»

Il resoconto del più importante quotidiano economico sulla crisi di governo italiana

14/01/2021 di Gianmichele Laino

Ancora una volta, sulla stampa internazionale, l’Italia si presenta con il volto della “rottamazione”. Il Financial Times su Renzi usa una espressione che potrebbe essere anche cara al leader di Italia Viva, ma che – in questo preciso momento, con la crisi di governo in atto – assume anche un ulteriore e paradossale significato. Non soltanto rottamazione, ma definitiva demolizione. Già, perché la mossa di Matteo Renzi non sembra essere stata compresa dal mondo della finanza internazionale e, di conseguenza, dal principale quotidiano che la racconta.

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Financial Times su Renzi, la definizione di “demolition man”

In un precedente articolo rispetto a quello comparso questa mattina, il quotidiano del Regno Unito non risparmia la definizione di «ex Golden boy della politica italiana». Poco generoso nei confronti del leader di Italia Viva. Nel commento di oggi che è arrivato direttamente dall’inviato a Bruxelles Mehreen Khan, invece, si sottolinea come la mossa di Renzi «potrebbe essere progettata per rafforzare il potere contrattuale del suo piccolo partito e il suo profilo, ma potrebbe facilmente ritorcersi contro mentre il paese combatte la pandemia».

Dunque, altro che mossa del cavallo. In ogni caso, l’analisi del Financial Times insiste sulla personalizzazione della crisi e sul suo appiattimento nei confronti del personaggio Matteo Renzi, senza andare effettivamente nella sostanza delle cose. Le ministre Teresa Bellanova e Elena Bonetti, che si sono dimesse, non vengono nominate nemmeno una volta. Segno inequivocabile di come il messaggio sia stato recepito all’estero, soprattutto dopo una conferenza stampa lunghissima in cui, per quasi un’ora, le protagoniste della decisione (o le presunte tali) non hanno potuto dire una parola, travolte dalla dialettica del leader del partito.

Il Financial Times, inoltre, ricorda come già nel 2016 Matteo Renzi – all’epoca del referendum costituzionale – fece una mossa da all-in, perdendo tutto. Salvo poi ripresentarsi nell’agone politico, conservando il suo soprannome di demolition man. Che, a quanto pare, oggi può essere declinato in significati profondamente diversi da quelli originari.

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