L’infuencer che aveva paragonato il suo lavoro ai medici scrive una lunga lettera

Le parole di Federico Rutali

29/01/2021 di Gabriele Parpiglia

Nei giorni scorsi un video del giovane influencer Federico Rutali aveva fatto sobbalzare la rete. Il ragazzo definiva il suo lavoro duro e faticoso come ‘quello di un medico con eguali responsabilità’. Poi un’altra serie di castronerie legate a quanto sia faticoso lavorare sul web e parole di rabbia verso coloro che, a suo dire, erano invidiosi di lui. Oggi Giornalettismo riceve una lunga lettera del ragazzo che, mortificato e dispiaciuto, si scusa in modo sincero  per l’accaduto.

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La lettera di Federico Rutali dopo il paragone medici-influencer

«Ciao Gabriele, ti scrivo solo ora perchè ho avuto bisogno di tempo per pensare e per metabolizzare lo sbaglio che ho commesso. Si, lo ammetto, ho compiuto un errore, un grande errore se devo essere sincero perché mi sono espresso malissimo. La comunicazione è alla base di tutto e se sbaglio ad esprimermi devo farne una colpa a me stesso, vuol dire che forse qualcosa non va in me. Penso che sia quasi superfluo dire che non penso davvero che gli influencer siano più importanti dei medici, perché so benissimo che un mondo senza influencer potrebbe anche funzionare, uno senza medici no. Il mio discorso voleva in realtà elogiare la figura del medico (presa come esempio proprio perché piena di responsabilità) e sottolineare come anche gli influencer hanno (e dovrebbero prendersi) tantissime responsabilità.

Io studio giurisprudenza, tra pochissimi mesi mi laureo, so che il termine “responsabilità” ha diverse accezioni, proprio perché esistono diversi tipi di responsabilità. Un influencer ha responsabilità nell’ambito educativo, sicuramente, si interfaccia con un enorme pubblico e non può commettere errori (come ho fatto io!). Il medico ha responsabilità diverse, maggiori ovviamente dato che ha nelle sue mani la vita di una persona. Il mio “essere stressato” era riferito al fatto che ogni giorno devo giustificarmi del mio “lavoro” (o lavoro) e dopo un anno davvero sono stanco, perché io a differenza di tantissimi altri influencer faccio costantemente tamponi a mie spese, senza apposito permesso non vado nemmeno a fare la spesa e non mi spaccio per influencer solo per fare marchette a Dubai.

Tengo alla mia salute, a quella delle persone e soprattutto a quella dei miei familiari dato che a Bologna vivo con i miei nonni (età: 80 e 90 anni). Sono stressato dal tanto odio che vedo online, che vuoi o non vuoi ti ferisce alla fine, soprattutto perché penso di aver subito già abbastanza bullismo nella mia vita. Il mio “faticoso” faceva riferimento alla sfera psicologica e non ovviamente allo sforzo fisico. Mi sono espresso male, mi vergogno io stesso di quello che ho detto. Tengo a precisare che era un momento di rabbia, uno sfogo che usciva proprio dalla pancia e si sa, la rabbia gioca sempre brutti scherzi. Peró penso anche che siano da condannare e mettere alla gogna mediatica chi per rabbia uccide la moglie, picchia il proprio figlio, e non chi preso dal momento e dall’agitazione (dato che nelle scorse settimane hanno ricevuto minacce di morte pure i miei genitori) sbaglia ad esprimersi. Siamo umani, possiamo sbagliare o no? Un giornalista può sbagliare una inchiesta, un insegnante può sbagliare un congiuntivo, una commercialista può sbagliare una fattura. Errare è umano, perseverare è diabolico! E ti assicuro che ho imparato la lezione.

Ho fatto un paragone sbagliato, perché i medici sono “innominabili”, non solo per quello che stanno facendo ogni giorno durante questa pandemia ma per l’impegno e l’empatia che ci mettono sempre. Appena mi sono trovato in questa bufera sai cosa ho fatto? Ho subito chiamato il medico che dirige il reparto dell’ospedale Sant’Orsola in cui sono stato in cura per 10 lunghi anni, per chiedere scusa in primis a lui e lui mi ha detto: “So che persona sei, hai sbagliato ad esprimerti, ma quello che penso di te non cambia”.

Sì, per 10 anni ho vissuto in un ospedale a causa di problemi legati alla tiroide che mi hanno portato a diventare malato (obeso) e quello che ti racconto non sono cose inventate perché online puoi trovare diverse interviste su giornali autorevoli (Bologna Today, Gazzetta di Bologna, per esempio). Durante la mia infanzia e adolescenza ho passato più tempo con medici e psicologi che con i miei genitori, e secondo te io potrei mai infangare il loro lavoro? Potrei mai mancare di rispetto alle persone che mi hanno permesso di essere ancora in vita? Ti rispondo io, no! Io sono proprio l’ultima persona che si permetterebbe di deridere una professione così importante, perchè ho ricevuto per tanti anni l’amore dei medici, al posto di quello dei miei genitori. Prima di giudicare, alcune volte, bisognerebbe conoscere la storia di una persona, ma io non sono arrabbiato con te, è il tuo lavoro questo. Anzi, ti stimo pure per quello che fai, è giusto mettere in cattiva luce chi non rispetta le regole, chi fa il furbo e chi mente. Però, appunto, si può condannare chi sbaglia nei fatti, non possiamo permetterci di fare processi alle intenzioni o a chi sbaglia nel comunicazione (sottolineo sempre, ho sbagliato!).

Dopo questa piccola parentesi spero tu abbia capito perché io lavoro con la mia immagine. Sono stato obeso fino ai 16 anni, ho subito attacchi, violenza fisica e verbale e ora che mi piaccio, ho un fisico normale perchè non prendermi le mie rivincite? Perché dovrei rifiutare le aziende che vogliono usare la mia immagine? Io lo considero un lavoro, ovviamente, spero tra qualche anno di avere un altro tipo di impiego visto che ho studiato per 5 anni giurisprudenza, ma perché dovrei ora considerarlo un passatempo? I soldi guadagnati mi sono serviti per pagarmi gli studi e ne vado fiero, vado fiero di essermi guadagnato in modo dignitoso questi soldi, pochi o tanti che siano. Non mi vergogno a dirti che a mio figlio quando mi chiederà ‘che lavoro fai papà?’ io voglio rispondere ‘l’avvocato tesoro’, ma se mi chiederà cosa facevo per pagarmi gli studi risponderò molto fiero “l’influencer tesoro!”.

Per me non è un semplice lavoro, è una vera e propria terapia che mi fa stare bene con me stesso ed è grazie a questo lavoro se oggi mi piaccio. Perchè privarmi di una cosa che in primis mi fa stare bene? Non voglio assolutamente fare la vittima, anzi, mi vergogno di essermi presentato come un debole, ma volevo essere sincero al 100%.

Il post secondo me è stato eccessivo, sono pur sempre un giovane ragazzo, alle prime armi e penso mi sia permesso sbagliare, o no? Avrei accettato di più una ramanzina in privato! Lì ti avrei ringraziato tanto perché le critiche costruttive mi aiutano a migliorare non solo nell’ambito lavorativo ma anche in quello personale. Un post dove vengo messo alla gogna mediatica non risolve nulla se non aumentare l’odio nei miei confronti, anche perché alla mia agenzia (che oltretutto conosci e senti anche telefonicamente) non è cambiato assolutamente nulla. Ho chiamato subito la mia agenzia, temevo il peggio non te lo nego e lui al telefono mi ha detto “Sei una bella persona, hai sbagliato, chiedi scusa, ma non cambia nulla tra noi”. Mi hai voluto presentare come una persona da evitare e insultare quando in realtà TUTTI quelli che mi conoscono (alcuni anche in comune!) parlano solo che bene di me. Nella mia vita ho fatto tantissime cose per gli altri senza ovviamente mostrarlo pubblicamente (come tanta beneficenza e volontariato) e questo ti fa capire quanto rispetto ho per gli esseri umani in generale, non solo per i medici.

Ho rispetto anche per te, perchè sei un ottimo giornalista, fai il tuo lavoro ed è giusto mettere in evidenza i problemi della società, però ricorda che tutti possiamo sbagliare. Immagino come ti sei sentito quando la Lucarelli ti aveva inserito nella sezione delle persone che non rispettano le norme anti covid, so come ci si sente ad essere etichettati per la persona che non si è.

Non porto rancore, l’importante è averti scritto per dirti che il mio discorso era stato fatto in un momento di rabbia e di paura anche per i miei genitori (ripeto, hanno ricevuto minacce di morte). Mi sono espresso malissimo ma non volevo assolutamente far passare quel pessimo messaggio che è arrivato, mi vergogno davvero e non riesco nemmeno a riguardare quei video. Se vorrai archiviarlo mi faresti un grandissimo favore».

Dopo queste parole, alle quali noi crediamo, cancelleremo il video di Federico perché la cultura dell’odio non va alimentata. Mai. Mai. Mai. Ma nemmeno l’ignoranza.

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