Cosa rischi se esibisci un green pass falso o comprato su Telegram

Ci si imbatte in veri e propri reati penali, che possono prevedere anche il carcere

11/08/2021 di Redazione

Piccolo tutorial e miti consigli. Avete acquistato uno o più falsi green pass su Telegram (spendendo già una cifra di denaro spropositata)? Bene, prendetelo e buttatelo via: potreste incorrere in sanzioni ancora più salate del costo stesso del codice falsificato o, nei casi più gravi, potreste essere colpiti da accuse che vanno nel penale. Con la circolare del ministero dell’Interno arrivata nella giornata di ieri, si chiariscono alcuni aspetti centrali nell’esibizione di false certificazioni verdi. Chi rischia? Il cliente dell’esercizio commerciale o il titolare dello stesso? Facciamo chiarezza.

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Falsi green pass, le sanzioni

Innanzitutto, occorre distinguere tra le varie fattispecie. Si possono falsificare, ad esempio, i QR Code del green pass. Ma si possono falsificare anche i documenti per fare in modo che i dati emersi dalla verifica del green pass (grazie all’app Verifica C19) coincidano con quelli esibiti dai clienti dei locali. In entrambi i casi si rischia di essere coinvolti in accuse di truffa e falso. La sanzione può essere rappresentata da una multa da 309 a 1.549 euro o dalla reclusione da 1 a 5 anni. La pena può essere aumentata (da 1 a 6 anni) nel caso in cui a essere falsificati siano, appunto, i documenti.

In ogni caso, la sanzione deve essere applicata esclusivamente all’avventore, a meno che non si accerti – da parte del titolare dell’esercizio commerciale – che ci sia stato una incongruenza palese nel controllo del green pass (non corrispondenze evidenti nell’età, ad esempio). In questo caso, può essere applicata una sanzione economica a partire da 400 euro anche al titolare dell’esercizio commerciale: se questo comportamento, poi, dovesse essere reiterato, ecco che scatterebbe anche la sospensione delle attività nell’esercizio commerciale.

foto IPP/Paolo Lazzeroni Siena

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