La storia dei falsi Green Pass su Telegram finisce con i fornitori che minacciano gli acquirenti di pubblicare i loro dati

Gli screen recuperati da determinate chat Telegram narrano una storia di ricatti sui falsi Green Pass che avrà un epilogo solo nella serata di lunedì

08/08/2021 di Ilaria Roncone

Quella dei falsi Green Pass Telegram e venduti illegalmente anche su altri canali social è una storia di cui abbiamo già parlato. I risvolti relativi agli ultimi tre giorni, però, hanno sono sicuramente i più succosi. La situazione attuale è che chi ha venduto i Green Pass falsi sta ricattando una parte di coloro che li hanno comprati chiedendo 350 euro in bitcoin, pena la pubblicazione di tutti i dati personali forniti per acquistare – in prima battuta – il falso Green Pass.

Gli screen del gruppo Telegram che provano che la richiesta di riscatto è vera girano da ieri sui social ma, per dovere di cronaca, occorre precisare che va per la maggiore la versione tagliata. Una versione che, come dimostrato nei successivi screen, non restituisce la storia nella sua interezza.

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Doppia truffa per i compratori di falsi Green Pass Telegram

Dopo l’annuncio dell’obbligatorietà di Green Pass per accedere a determinate situazioni in vigore dal 6 agosto, su Telegram è stato un proliferare di gruppi che promettevano di fornire Green Pass funzionanti per cifre che andavano dai 200 ai 500 euro e con sconti per le famiglie. Per poter avere il Green Pass funzionante la richiesta era di fornire – oltre ai soldi e alla prova di avvenuto pagamento – anche dati personali come nome e cognome, codice fiscale, carta d’identità, tessera sanitaria.

Ora su Telegram sono nati gruppi di utenti insoddisfatti che hanno iniziato a denunciare la scomparsa delle persone che avevano promesso i Green Pass dopo essersi prese i soldi, segnalandosi a vicenda gli account e i gruppi truffatori. Oltre al danno, però, c’è anche la beffa per gli utenti appartenenti a uno specifico gruppo che conta più di 30mila utenti e i cui admin hanno messo in piedi un vero e proprio ricatto per alcuni dei loro compratori di falsi Green Pass.

commenti truffa green pass

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Il gruppo Telegram dal quale abbiamo preso questo screen, mentre scriviamo l’articolo, risulta non più accessibile. Frutto, probabilmente, dello spauracchio delle persone che hanno cominciato a colloquiare del fatto di essere state truffate e dell’impossibilità di denunciare tutto alla polizia. Dai dialoghi gli intenti erano chiari: denunciamo il furto dei documenti così da poterci discolpare di fronte alle autorità qualora i nostri dati venissero pubblicati.

O pagate o pubblico i vostri dati: il ricatto di Mauro

Facendo un giro tra i vari gruppi, ormai tutti collegati tra loro, c’è un nome che ricorre con costanza. Quello di Mauro, l’admin del suddetto gruppo di oltre 30mila persone, colui che ha messo in piedi un vero e proprio ricatto per via dei dati che tiene in ostaggio. Ricatto spiegato ampiamente con gli ultimi messaggi del gruppo, di cui riportiamo gli screen qui sotto, dall’inizio alla fine, perché è importate tenere presente che gli acquirenti provavano a truffare lo Stato ma lui, Mauro, continua a insistere rispetto al fatto che i suoi Green Pass funzionano.

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Come si legge, il fantomatico Mauro allude al servizio fornito come rilascio «di documenti reali e non carta straccia». Un meccanismo che ha funzionato bene, visto che afferma di aver accontentato oltre 5mila richieste, ma che ha subito un rallentamento a partire dal 20 luglio scorso. Ritardi gestiti con supporto e cordialità da parte dei fornitori ma con «minacce, estorsioni e le peggiori bassezze umane, tra cui auguri di morte e auguri di ammalarci di mali incurabili, per dei semplici ritardi».

Da qui la «decisione amara e meritata»: dopo aver elencato parte dei comportamenti dei clienti che non sono piaciuti, si passa al ricatto forti del fatto che le loro identità sono assolutamente tutelate e protette e quelle dei clienti che hanno richiesto il servizio – ovviamente e per via dei dati forniti, prova di pagamento compresa – no. Quello che si dice avere il coltello dalla parte del manico, insomma, con la consapevolezza di aver agito scioccamente sbattuta in faccia: «Minacciare un’identità ignota quando si è totalmente disarmati, nel torto e con l’unica possibilità di prendere una denuncia penale è da stupidi».

Alla fine dei conti a pagare sono tutti quelli che il pass falso ancora non l’hanno ricevuto. Pass che, come si legge negli screen sopra, Mauro e il suo team continuano ad affermare essere vero e perfettamente funzionante, addirittura legato alle tempistiche della burocrazie italiana. Come si evince dai messaggi più recenti – scritti il 6 e 7 agosto – occorrerà attendere la serata di lunedì per capire se i dati delle persone che non cedono al ricatto verranno effettivamente resi noti in rete, con tutte le conseguenze del caso.

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