Il problema delle finte app di Cashback a pagamento

Sull'App store sono state tra le più scaricate

17/12/2020 di Redazione

Al momento, dopo diverse segnalazioni soprattutto sui social network, il problema sembra rientrato, ma non è detto che non si ripresenti. Su diversi store di applicazioni (ma le principali segnalazioni sono arrivate per l’Apple Store), sono comparse false app Cashback, dai nomi accattivanti e – soprattutto – ricchi di parole chiave che, tuttavia, non hanno alcuna utilità nel piano Cashback di Natale predisposto dal governo, che invece viene misurato e conteggiato attraverso la tanto criticata App IO (quella che, nelle scorse settimane, ha avuto diversi problemi collegati all’accesso).

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False app Cashback, cosa è successo

La prima spia che dovrebbe accendersi per far capire che si tratta di una vera e propria bufala è il fatto che queste applicazioni siano a pagamento. Nelle schermate di denuncia diffuse sui social network, ce n’è una a 0,99 centesimi e un’altra a 0,49. In realtà non si tratta di app per il tracciamento delle spese collegato alle carte di credito impiegate dai consumatori italiani, ma di semplici calcolatori che misurano la percentuale di rimborso a cui si ha diritto, inserendo di volta in volta la spesa (cioè calcolano automaticamente il 10% sull’acquisto che viene inserito manualmente, un’operazione che si potrebbe fare anche su un foglio di carta, insomma).

Vale appena la pena ricordare che, attraverso queste applicazioni, non si partecipa in alcun modo al programma cashback di Natale del governo e chi le ha scaricate – l’app Cashback di Stato è stata a lungo prima in classifica delle applicazioni a pagamento in download – non avrà alcun beneficio previsto dalla legge (lo ricordiamo, il 10% su ogni prodotto acquistato con moneta elettronica per un minimo di 10 operazioni dall’8 al 31 dicembre).

Nella gestione dell’operazione, sicuramente, ci sono state diverse falle, tra cui quella che ha impedito – nella giornata del 7 e dell’8 dicembre – a molti italiani di accedere all’app IO della pubblica amministrazione, quella che era stata destinata a ricevere tutte le iscrizioni al programma. Ma, a volte, anche i cittadini ci mettono del loro, non facendosi domande e – soprattutto – non verificando le fonti prima di agire. Il tutto a loro discapito.

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