Facebook farà davvero supervisionare i suoi algoritmi?

Il vice presidente di Facebook per gli affare globali ha difeso le pratiche della società contro le accuse dell'ex dipendente

11/10/2021 di Giorgia Giangrande

Nick Clegg, vice presidente di Facebook per gli affari globali, ha difeso le pratiche commerciali della società dalle accuse dell’ex product manager dell’azienda Frances Haugen, secondo cui Facebook avrebbe utilizzato il suo algoritmo per suoi interessi, anteponendoli al benessere dei propri utenti.

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L’algoritmo di Facebook potrebbe subire modifiche

Secondo quanto riportato da Time, il vice presidente Clegg avrebbe detto alla CNN che gli algoritmi «dovrebbero essere tenuti a rendere conto ad un regolamento, in modo che le persone possano abbinare ciò che i nostri sistemi dicono di dover fare con ciò che effettivamente accade». In risposta alle molte accuse mosse da Frances Haugen, Clegg ci ha tenuto a specificare che Facebook è aperto a cambiare una disposizione del 1996 della legge degli Stati Uniti, che isola le aziende dalla responsabilità su ciò che gli utenti pubblicano. Facebook dunque si è detto aperto a limitare addirittura queste protezioni, «a condizione che applichino i sistemi e le loro politiche come si suppone», ha concluso il vice presidente Nick Clegg.

La testimonianza dell’ex product manager dell’azienda è arrivata sulla scia di una serie di storie precedentemente narrate dal Wall Street Journal, basate su ricerche interne di Facebook. La testimonianza di Frances Haugen ha dato slancio ai recenti sforzi dei legislatori di approvare una legislazione per regolare più pesantemente il colosso dei social media. I legislatori stanno prendendo in considerazione disegni di legge che, tra le altre cose, limiterebbero le protezioni per tali aziende dall’essere citate in giudizio e aumenterebbero le protezioni della privacy degli utenti.

Sulla vicenda si è espressa anche la senatrice Amy Klobuchar, che ha ritenuto come le accuse di Haugen abbiano fatto sorgere la necessità di rafforzare l’applicazione dell’antitrust. La senatrice ha incolpato l’inazione del Congresso per il lobbismo dell’industria tecnologica, «in ogni angolo ci sono lobbisti tecnologici, ci sono soldi gettati da loro in giro per la città, che hanno fatto in modo che i legislatori dessero ascolto a loro invece che ai fatti», ha detto Klobuchar su State of the Union.

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