La storia dell’enciclopedia multimediale Omnia | RAM – La rete a memoria

Abbiamo intervistato Pietro Boroli, presidente di De Agostini: dalla produzione della prima versione all'arrivo di Wikipedia

08/06/2022 di Gianmichele Laino

C’era tutto un mondo da conservare in un porta-cd, un tempo. Era il mondo dell’enciclopedia Omnia, realizzata da De Agostini, uno dei prodotti didattici di maggiore successo di cui il nostro RAM – La rete a memoria ha deciso di occuparsi. La sezione dei giochi e delle ricerche erano state studiate a fondo, al di là della spettacolarità. Oltre 300 animazioni, video e file multimediali che comportavano investimenti importanti davano spessore al progetto. Le ricostruzioni storiche del Colosseo e dell’Egitto, l’attenzione meticolosa alla strutturazione dei lemmi rappresentavano lo scheletro di una intuizione vincente. Erano questi gli ingredienti che l’enciclopedia Omnia – diffusa nelle case degli italiani su cd-rom – metteva a disposizione degli utenti per divulgare il sapere in Italia alla fine degli anni Novanta e nei primi anni Duemila. Il tutto fino all’arrivo di Wikipedia.

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Enciclopedia Omnia, la sua storia raccontata da Pietro Boroli

Il presidente di De Agostini Pietro Boroli ha parlato con Giornalettismo e ha descritto con queste parole un progetto di cui ha salda memoria: «Omnia – ci dice – è stata una innovazione unica, perché siamo passati dalla carta stampata a un supporto digitale che poteva contenere un intero dizionario enciclopedico di otto volumi. Purtroppo la vita di questo prodotto è stato molto breve: i cicli di vita del digitale si sono ridotti molto al di là delle nostre aspettative. Abbiamo iniziato a lavorare a Omnia nel ’94-’95 sulla scia della nostra esperienza americana, in concorrenza con Encarta di Microsoft. Quest’ultima, negli Stati Uniti, è uscita per prima. Ma noi abbiamo fatto una corsa per fare in modo che Omnia uscisse prima di Encarta in Italia. E ce l’abbiamo fatta: l’Italia è stato l’unico Paese che ha fermato Encarta».

Il più grande successo di Omnia è sicuramente rappresentato dai suoi numeri, ripetuti di anno in anno. L’intuizione è stata quella di eliminare tutti i costi relativi alla produzione su carta e a condensare tutto nello spazio, sebbene limitato, di un cd-rom: «Abbiamo realizzato una grande campagna e abbiamo venduto oltre 100mila copie della prima edizione, un risultato non comparabile con un prodotto enciclopedico tradizionale che raggiungeva 3-4mila pezzi all’anno. Omnia costava 199mila lire ed è stato questo che le ha permesso di fare il botto».

Pietro Boroli è ben consapevole che uno degli scarti decisivi era stato dato dal concetto di ipertesto: «L’ipertestualità e la componente ricerca sono stati sicuramente gli ingredienti di successo – dice -. Siamo stati attenti anche a inserire giochi e quiz, da destinare a un pubblico vastissimo, dai 10 anni in su. La facilità di ricerca, poi, la rendeva uno strumento semiprofessionale. Omnia, certo, non era la Treccani: ma la risposta immediata facilitava il prodotto come strumento semiprofessionale. La gamification ha contribuito al successo dell’enciclopedia tra i più giovani. Erano giochi ispirati più che altro alla televisione. Omnia è arrivata dopo una serie di altri prodotti più semplici, per ragazzi, inseriti già in catalogo: quest’ultimo ci ha posizionato come leader del settore digitale in Italia per diversi anni».

L’arrivo di Wikipedia che stravolge il mercato

Un progetto, quello di Omnia, che solo lo strapotere e la gratuità di Wikipedia hanno potuto arrestare: «Le vendite – continua Boroli – sono state il grande traguardo e si sono confermate negli anni successivi: abbiamo venduto tra le 30-50mila copie all’anno fino a quando abbiamo deciso di interrompere tutte le attività. Wikipedia è arrivata nel 2005 e ha messo ko tutti i servizi enciclopedici, sia per gli investimenti che c’erano dietro (la fondazione disponeva di 20-25 milioni di dollari all’anno), sia per il fatto che era gratuita, sia per il fatto di autoalimentarsi grazie ai contributi degli users. Wikipedia è diventata rapidamente mastodontica e competere contro la gratuità e contro gli investimenti illimitati è diventato impossibile per tutti gli operatori internazionali».

Negli anni Novanta e nei primi anni Duemila, in ogni caso, Omnia è stato un pezzo della storia del digitale in Italia, un punto di riferimento per un’intera generazione che realizzava ricerche e progetti grazie al supporto del suo comodissimo e trasportabilissimo cd-rom. «C’era la percezione di aver fatto un pezzo di storia del digitale in Italia – conclude Boroli -. Abbiamo raggiunto i 20 miliardi sull’area multimediale, c’erano dei partner che lavoravano ai massimi livelli dell’animazione digitale nel Paese. Peccato che il ciclo di vita di questi prodotti si sia esaurito in pochi anni. Wikipedia, certo. Ma anche Google Earth che ha fagocitato tutta la nostra cartografia, basti pensare a quello che è successo all’industria dei navigatori. E c’è anche un altro dato che può farci capire questa affermazione: il mercato della cartografia, in Italia, valeva 50 milioni di euro nel 2005, nel 2011 valeva 4 milioni. Le nostre enciclopedie su carta, nel 2003-2004, valevano 100 milioni di euro circa. Nel 2012-2013, le abbiamo dismesse e valevano 10 milioni».

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