La storia di Instagram che dice «Ok» alle emoji della scimmia ai calciatori neri
La storia secondo cui Instagram avrebbe consentito l'utilizzo dell'emoji con la scimmia per i calciatori neri, ma che trova risposta nel chiarimento di Adam Mosseri su Twitter
14/07/2021 di Giorgia Giangrande
È di ieri la notizia che ha scatenato il putiferio nei social media, su Instagram e Twitter in particolare. Si tratta di una mancata attenzione di Instagram verso l’uso di emoji scimmia nei confronti dei calciatori neri dell’Euro2020 e, in particolare, della nazionale inglese che ha perso in finale. Oggi arriva la risposta di Adam Mosseri, uno dei capi di Instagram.
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Il mancato blocco dei commenti
Come riporta Dailymail, gli utenti di Instagram hanno segnalato a più riprese svariati commenti razzisti diretti ai calciatori inglesi dopo la sconfitta di Euro2020. L’elemento grave è che in un primo momento Instagram ha sostenuto di non riuscire a rimuovere le emoji con la scimmia perché a loro avviso «non violano le linee guida della community» e per questo a nulla servono le segnalazioni di massa.
Oggi, però, il proprietario di Instagram e Facebook ha condannato per primo gli abusi e ha detto che la piattaforma si impegna quotidianamente per contrastarli. Instagram prende in considerazione il contesto nel quale sono inseriti quei commenti, tralasciando quasi automaticamente quelli che contengono emoji, perché ritenuti banali e di secondaria importanza. Anche il giornalista Kait Borsay ha detto che può essere difficile per il sistema di segnalazione raccogliere commenti che contengano emoji anziché parole.
Adam Mosseri risponde al caso «Instagram emoji scimmia»
Diversi giornali hanno introdotto i loro articoli sulla questione con un «Instagram dice OK all’emoji razzista» e a quel punto chi sta a capo del social network ha deciso di intervenire per frenare quella che è una vera e propria shitstorm nei confronti di Instagram.
Adam Mosseri, in risposta ad un tweet della BBC News, scrive che «no, non va assolutamente bene inviare emoji razziste, o fomentare qualsiasi altro tipo di discorso sull’odio su Instagram» e poi aggiunge che dire il contrario è «fuorviante e clamoroso». Con questo, Mosseri nega ogni intento razzista da parte del social network.
It is absolutely not okay to send racist emojis, or any kind of hate speech, on Instagram. To imply otherwise is to be deliberately misleading and sensational.
— Adam Mosseri 😷 (@mosseri) July 14, 2021
Le ulteriori risposte di chiarimento
Al commento di Mosseri risponde la reporter della BBC Cristina Criddle, la quale chiede spiegazioni in merito ad una risposta ricevuta da Instagram in seguito ad una delle tante segnalazioni. Risposta che insinua come l’emoji della scimmia non violasse probabilmente le linee guida.
Ma Mosseri sembra intenzionato a chiarire ogni dubbio e allora motiva la questione sostenendo che, nonostante la loro tecnologia cerchi di dare priorità alle segnalazioni, sono stati erroneamente contrassegnato come benigni alcuni di quei commenti razzisti, «which they are absolutely not», che non sono assolutamente tali.
We have technology to try and prioritize reports, and we were mistakenly marking some of these as benign comments, which they are absolutely not. The issue has since been addressed, and the publication has all of this context.
— Adam Mosseri 😷 (@mosseri) July 14, 2021
Un’altra utente rincara la dose ed esorta a fare qualcosa, nel caso in cui sia come sostiene Mosseri. La sua risposta non si fa attendere e scrive che senza dubbi è già così e che si era trattato di un errore momentaneo, risolto già ieri sera.
We are. We were mistakenly marking some racist comment reports as benign, which was fixed yesterday.
— Adam Mosseri 😷 (@mosseri) July 14, 2021
Instagram, Facebook, Twitter, TikTok, sono tutte piattaforme che usano sistemi automatizzati e, nonostante ciò, nella maggior parte dei casi l’esperienza degli utenti risulta tutelata dai gestori di questi social media. In quanto macchine, però, tali sistemi possono avere delle falle.
A quel punto, è lecito e necessario l’intervento del cervello umano, che in maniera tempestiva deve porre rimedio ad episodi come questo, i quali possono risultare davvero spiacevoli e costare una grande perdita di credibilità alle piattaforme.