Dopo 24 ore, possiamo dire che Emma Galeotti è stata a sua volta populista sui politici su TikTok?

Una riflessione sulla creator che ha detto: «Ragà, non credo proprio, l’unica cosa che possiamo fare se vi vediamo è prendervi per il cu*o»

03/09/2022 di Gianmichele Laino

C’è stato un applauso abbastanza unanime e trasversale dopo le parole di Emma Galeotti relative ai politici su TikTok. Nel giorno dello sbarco sulla piattaforma di Silvio Berlusconi e di Matteo Renzi (con il primo che ha letteralmente surclassato il secondo per followers e interazioni), qualche giorno dopo l’approdo di Carlo Calenda, la creator ha fatto una decisa reprimenda nei confronti di questi ultimi (senza mai citarne il nome), sostenendo quanto segue.

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Emma Galeotti e la critica ai politici su TikTok

«Politici, davvero, sparite da questo social avete Instagram e Fb, non state qua, non c’entrate niente e fate brutta figura, pensate che la gente che vi mette like e commenti lo fa perché vi supporta. No, è che vi pigliano tutti per il culo, carissimi. Magari qualcuno vi supporta anche, ma vi fermo subito: non è che siamo così stupidi che ci basta vedere un video su Tik Tok per votarvi. Date l’idea che noi siamo proprio plasmabili e rincogli*niti. Come se ci passaste un video con delle scritte e delle musichette accattivanti e boom, voto per voi. Ragà, non credo proprio, l’unica cosa che possiamo fare se vi vediamo è prendervi per il cu*o, quindi se ci volete intrattenere va benissimo, perché vi dico non perdete tempo perché potreste fare molto altro».

@gl.emm4Oggi un po’ politically

♬ Sounds like a mystery music box – Yohei

C’è una verità in queste parole. Ma c’è anche un grosso malinteso dal sapore populista. Proviamo ad argomentare.

La verità

La verità è che – francamente – i politici, questi politici, su TikTok sono imbarazzanti. Attenzione: non per il fatto di aver utilizzato TikTok, ma semplicemente per il fatto di averlo utilizzato male, con evidente improvvisazione, non conoscendo il mezzo, non frequentandolo, facendo delle campagne arrabattate e macchiettistiche, figlie anche della rapidità con cui si è arrivati alle elezioni politiche del 2022. Mettetevi, del resto, nei panni di un responsabile di campagna che, nel mese di agosto, quando i principali contenuti su tutte le piattaforme social parlano di mare, di montagna, di aperitivi e di tramonti, si vede costretto – per cercare di analizzare il sentiment e di pescare in target d’età più giovani – a improvvisare in quattro e quattro otto una campagna social con tanto di approdo su TikTok. Da questo punto di vista, Emma Galeotti ha centrato l’obiettivo.

Il populismo

Difficile però darle ragione quando dice: «Magari qualcuno vi supporta anche, ma vi fermo subito: non è che siamo così stupidi che ci basta vedere un video su Tik Tok per votarvi. Date l’idea che noi siamo proprio plasmabili e rincogli*niti. Come se ci passaste un video con delle scritte e delle musichette accattivanti e boom, voto per voi». Un politico che sente l’esigenza di aprire un account su TikTok lo fa per provare a posizionarsi di fronte a un determinato target d’età, esattamente come si posiziona su altri target quando promette di aumentare le pensioni o di abbassare le tasse.

TikTok, piaccia o meno, è una agorà. E la politica ha sempre cercato, nella sua storia millenaria, il confronto nelle agorà. In passato non era scontato che un politico andasse in piazza (era una agorà fisica), in passato non era scontato che un politico andasse in televisione (era una agorà mediatica), nel recente passato non è stato scontato che un politico aprisse un blog o un account Twitter, Facebook, Instagram (le agorà digitali, in rigoroso ordine di apparizione). TikTok è l’ennesima agorà digitale, dove oggi un politico ambisce a stare. E se questi politici, oggi, sembrano dissonanti e alieni sulla piattaforma, è praticamente sicuro che domani i Per Te di TikTok saranno popolati da messaggi di rappresentanti delle istituzioni o di aspiranti tali.

L’illusione che TikTok non diventerà una piattaforma per politici

Il politico non ha la pretesa, di cui ha parlato Emma Galeotti, di plasmare qualcuno attraverso un video su TikTok. Il politico ha l’esigenza di presidiare, di andare incontro all’audience, in una sorta di battaglia all’arma bianca. C’è chi ha la faccia tosta di provare a sperimentare una piattaforma che, probabilmente, dopo il 25 settembre abbandonerà. C’è chi, più pudico, decide di non andarci. Ma è solo una fase di passaggio: illudersi che TikTok, in futuro, non sia un posto per politici è una opinione che, al momento, lascia un po’ il tempo che trova. E sembra fatta apposta per cavalcare l’hype che queste cariatidi della comunicazione hanno creato con il loro arrivo su TikTok.

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