Il ‘buongiornissimo kaffè’ di Emanuele Filiberto
L'erede di Casa Savoia chiede scusa, ufficialmente, per le leggi razziali
23/01/2021 di Enzo Boldi
Il giorno è arrivato. In ritardo, ma meglio tardi che mai. Con una lettera inviata alla Comunità ebraica italiana (in occasione della Giornata della Memoria di mercoledì 27 gennaio), Emanuele Filiberto riconosce le responsabilità di Casa Savoia e chiede scusa per le leggi razziali approvate e firmate dal suo bisnonno Vittorio Emanuele III nel 1938. Quella missiva è stata anche pubblicata sulle sue pagina social e commentata in un intervento televisivo – andato in onda ieri sera, venerdì 23 gennaio – al Tg5.
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«Condanno le leggi razziali del 1938, di cui ancora oggi sento tutto il peso sulle mie spalle e con me tutta la Real Casa di Savoia e dichiaro solennemente che non ci riconosciamo in ciò che fece Vittorio Emanuele III: una firma sofferta, dalla quale ci dissociamo fermamente, un documento inaccettabile, un’ombra indelebile per la mia Famiglia, una ferita ancora aperta per l’Italia intera». Questo uno dei passaggi, quello più rilevante, contenuto all’interno della lettera pubblicata da Emanuele Filiberto sulla sua pagina Facebook (ma anche su Twitter).
Emanuele Filiberto chiede scusa in nome dei Savoia per le leggi razziali
Meglio tardi che mai. Ottantatré anni dopo, Casa Savoia prende una posizione netta – e ufficiale – nei confronti di quelle leggi discriminatorie e razzisti che, poi, hanno condizionato la storia del nostro Paese prima e durante il secondo conflitto mondiale. Una dissociazione ufficiale – parla a nome di quella che fu la Famiglia Reale di cui è erede (senza trono) – da quella firma posta dal bisnonno Vittorio Emanuele III nella pagina più scura della storia del nostro Paese.
Non vuole essere perdonato
Contattato da Il Corriere della Sera, Emanuele Filiberto spiega: «Non voglio essere perdonato. Ma oggi voglio prendere le mie responsabilità, condannare fermamente le leggi razziali». Insomma, una presa di posizione che arriva a moltissimi anni di distanza. L’importante, però, è che sia arrivata. Anche se con le scuse non si potrà mai ricostruire la storia e quegli orrori provocati dalle leggi razziali.
(foto di copertina: da profilo Facebook di Emanuele Filiberto)