Elliot Page e l’inclusività | IL SIGNOR DISTRUGGERE

Il punto di vista sul dibattito surreale intorno alla vicenda dell'attore

05/12/2020 di Il Signor Distruggere

Il tema dell’inclusività questo mese è toccato al caso dell’attore Elliott Page, nato Ellen, che la scorsa settimana ha fatto il suo secondo coming out dichiarandosi trans. Secondo perché nel 2014 si dichiarò omosessuale.

LEGGI ANCHE > Justin Trudeau, l’importanza di quel “grazie” sui social a Elliot Page

L’inclusività e Elliot Page

In un lungo post su Instagram ha messo subito le cose in chiaro, specificando anche i pronomi giusti che desidera vengano utilizzati quando ci si rivolge a lui, tanto è bastato però per sollevare ormai le trite e ritrite polemiche strumentali da parte di chi ha una visione della società retrograda e non al passo con i tempi o, più semplicemente, con quello che è stato redatto dagli studi di genere sull’identità di genere.

Perché, per le persone ignoranti, il tuo sesso biologico deve essere collegato alla tua identità di genere e al tuo orientamento sessuale. Vabbè, diciamo che non è proprio quello di cui sono convinti gli ignoranti, per loro esiste solo il sesso biologico, le altre due cose sarebbero disturbi mentali. La realtà, invece, è assai diversa, semplice a dirla, ma evidentemente difficile a comprenderla. Perché un conto è cosa ci si senta di essere, se uomo o donna a prescindere da ciò che si abbia in mezzo alle gambe (identità di genere), un altro è con chi ci piace andare a letto (orientamento sessuale).

Mario Adinolfi e il caso di Elliot Page

Tra le voci critiche italiane, oltre alle solite “TERF” (Trans-exclusionary radical feminism), ci siamo dovuti sorbire quella di Mario Adinolfi, che su Twitter ha esordito dicendo: «Era bella lattrice di nome Ellen Page. La gloria si trasformò in noia e ci di disse che dovevamo sapere che era lesbica».

Questo perché, per l’ex deputato, una persona decide di fare coming out non per stare bene con se stessa e magari aiutare con quel gesto chi vive in un contesto sociale limitante, ma per “noia”. Poi aggiunge «Troppo ordinario però. Oggi ci dice che si chiama Elliot, è una persona trans non binaria, bisogna dargli del lui e se non applaudi sei omofobo». Vai a capire cosa freghi ad Adinolfi e a quelli che la pensano come lui se una persona dall’altra parte del mondo voglia cambiare i suoi pronomi personali.

Interviene l’ex Iena Luca Bizzarri che prima gli fa notare che nessuno gli aveva chiesto di applaudire, per poi finirlo con la considerazione «ti ricordo che con un divorzio e un matrimonio a Las Vegas ti fai chiamare cattolico praticante».

Il vecchio discorso della pagliuzza e la trave che puntualmente viene dimenticato e che va sempre a braccetto con l’ipocrisia cattolica e che si manifesta, puntualmente, quando il tema è “l’inclusività”.

Share this article