Doraemon: ciuski, Dorayaki e la capacità di realizzare ogni desiderio
06/02/2015 di Alessandra Rey
Prendete un gatto blu arrivato da un futuro, ormai non troppo lontano, camminando su due zampe ed aiutandosi con una buffa elica di bambù in testa.
Soprattutto ciuski, che ogni bambino che si rispetti ha sognato almeno una volta di possedere.
Mescolate con attenzione ed unite ad un imbranato ragazzo con gli occhiali, altruista, estremamente pigro ed amante dei pisolini pomeridiani.
Condite con smorfie, fisionomie grottesche e caricaturali, lacrime e bolle dal naso ed avrete una delle serie animate giapponesi simbolo dei favolosi anni ’80: Doraemon.
Un gattone blu, con tanto di collare e sonaglio, mandato in aiuto di Nobita dai suoi discendenti che, nel XXII secolo, pagano ancora le conseguenze degli errori dell’imbranato ed inconcludente ragazzo.
“L’unico che può cambiare il tuo futuro sei tu e tu soltanto”
Non è un caso che Nobita, letteralmente “uno che se la prende comoda”, sia aiutato a cambiare il corso delle cose da Doraemon, termine utilizzato per descrivere “qualcosa con la capacità di realizzare tutti i desideri”.
È l’espediente narrativo per eccellenza che permette, ad un canovaccio apparentemente sempre uguale a se stesso, di rinnovarsi e non assomigliarsi comunque mai.
Grazie ai ciuski contenuti nella sua tasca da marsupiale, Doraemon risolve ogni tipo di problema di volta in volta creato da Nobita, aiutandolo a fronteggiare i bulli della scuola, l’imbarazzo di fronte alla ragazza di cui è innamorato o gli immancabili rimproveri di genitori e maestri.
Copter di bambù, sforna peluche, macchina ricompensatrice, psico casco, quaderno del passato, taglianuvole, attiratutto, adesivi amorevoli, pane della memoria, cerotto delle promesse, raggio prezioso: tutto ciò che esce da quella tasca rientra in una dinamica più vasta che regge la trama dell’anime ed ha un forte valore didascalico.
Come ogni eroe che si rispetti anche Doraemon ha, però, il suo punto debole: una smisurata passione per i Dorayaki, dolci giapponesi ripieni di crema di fagioli rossi.
Quando si tratta di dolci, non c’è ciuski che tenga.
Abbiamo provato a realizzarli con una ricetta made in Japan che trovate di seguito.
In una ciotola mescolate le uova e lo zucchero con l’aiuto di una frusta fino ad ottenere un composto fluido.
Aggiungete la farina, il miele, il lievito che avrete fatto sciogliere nell’acqua ed amalgamate.
Lasciate riposare la pastella in frigo per almeno 30 minuti.
Fate scaldare una padella antiaderente leggermente unta e mettete a cuocere un cucchiaio di composto senza allargarlo.
Quando sulla superficie compariranno le prime bolle, dovute alla lievitazione, i dolcetti saranno pronti per essere girati.
Gustate i Dorayaki caldi, farciti con crema a piacere.
Noi, ovviamente, li abbiamo provati con l’anko, la marmellata dolce di fagioli rossi.
Forse non saranno capaci di “realizzare tutti i desideri”, ma ci vanno davvero molto vicini.