Doomscrolling: il consumo eccessivo di cattive notizie può peggiorare la salute mentale

Il doomscrolling, la ricerca quasi ossessiva di cattive notizie, è una tendenza sempre più diffusa collegata anche alla pandemia e allo scoppio della guerra in Ucraina e che può avere gravi conseguenze

07/09/2022 di Giordana Battisti

Con il termine doomscrolling si indica l’azione di scorrere compulsivamente tra le pagine di un sito o la bacheca di un social network alla ricerca di cattive notizie. Si tratta di una pratica molto comune ma uno studio ha dimostrato che potrebbe avere delle conseguenze sulla salute fisica e mentale delle persone. È probabile che la pratica del doomscrolling sia aumentata durante la pandemia di COVID-19, quando le notizie negative e angoscianti erano all’ordine del giorno e hanno prodotto una sorta di abitudine all’ascolto o alla lettura delle stesse.

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Lo studio sulle conseguenze del doomscrolling

Lo studio, realizzato da ricercatori della Texas Tech University, è stato condotto su 1.100 adulti statunitensi e nei risultati si legge che il 16,5% degli intervistati ha l’abitudine considerata «gravemente problematica» di leggere frequentemente cattive notizie. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista Health Communication e hanno inoltre reso noto che le persone che leggono di frequente cattive notizie hanno anche problemi di ansia, stress e depressione, come hanno riferito gli intervistati stessi. Gli autori dello studio hanno affermato anche che alcune persone possono correre il rischio di sviluppare una sorta di assuefazione dalle cattive notizie e che anziché estraniarsi vengono attirati ulteriormente da queste notizie, sviluppando quasi un’ossessione che li porta a cercarle e controllare gli aggiornamenti 24 ore su 24.

Qualcosa di simile è accaduto a molti a partire dallo scorso 24 febbraio, il giorno dell’invasione Russa ai danni dell’Ucraina che ha segnato l’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. L’evento ha generato chiaramente una serie di ansie e preoccupazione nelle persone che per cercare di arginare il proprio disagio erano portate a cercare notizie per informarsi il più possibile ma spetto ottenendo effetti contrari: troppe informazioni assimilate in forma caotica che incrementano il senso di ansia e sopraffazione.

Percentuali più elevate di persone intervistate hanno dimostrato di non avere un modo di rapportarsi alle notizie che rientra nella classe definita «gravemente problematica». Il 27,3% rientra nella classe di consumo delle cattive notizie «moderatamente problematica», il 27,5% in quella «minimamente problematico» e il restante 28,7% in quella «non problematica».

Secondo i ricercatori questi risultati indicano anche la necessità di creare campagne di alfabetizzazione mediatica incentrate sulla sensibilizzazione riguardo alla probabilità che il consumo di notizie si possa trasformare in un comportamento problematico e sulla necessità di sviluppare strategie di intervento quando questo accade e porta al peggioramento della salute psicofisica delle persone.

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