Le abaya colorate con emoji e personaggi Disney in vendita sui social

Dietro le abaya di Dome Fashionistas ci sono due giovanissime ragazze che mirano all'empowerment delle coetanee del Qatar

17/03/2021 di Ilaria Roncone

Quella di Dome Fashionistas è una storia di cui vale sicuramente la pena parlare perché ha tutti gli ingredienti per avere successo: due giovanissime donne, Aimee Jade Monti di Roma – che ha 16 anni – e Fatima al-Ansari di Doha, Qatar, che di anni ne ha 18, hanno deciso di lavorare per realizzare il loro sogno di integrazione e di incoraggiare altri adolescenti a sognare in grande. Dream Big, del resto, è il nome della collezione di abaya colorate che hanno creato e prodotto tra Italia e Qatar. L’indumento femminile che in molti paesi arabi viene utilizzato dalle donne per coprirsi e che solitamente è nero è stato rivisto per tutte quelle teenager che vogliono rispettare la tradizione ma farlo in maniera nuova, giovanile e al passo coi tempi. Abbiamo contattato Aimee – che vive in Qatar – per parlare insieme a lei e insieme alla direttrice della Camera di Commercio italiana in Qatar – che sostiene il progetto -, Palma Libotte, dell’idea e di come queste abaya stiano avendo successo tra le giovani donne.

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Le abaya colorate di Dome Fashionistas come ulteriore passo verso l’integrazione

In un mondo in cui le ragazze del Qatar già portano le abaya aperte e non più esclusivamente nere, Dome Fashionistas ha trovato terreno fertile per promuovere i suoi capi. L’intento delle due giovani menti dietro al progetto non è tanto quello di produrre abaya in misura industriale quanto quello di dare alle ragazze un messaggio di integrazione culturale, così che le giovani donne che hanno moltissimi obblighi dettati da cultura e famiglie acquisiscano consapevolezza e l’empowerment che serve per sviluppare i loro talenti a prescindere dalla limitata possibilità di socializzare che hanno.

Aimee ci ha spiegato la genesi dell’idea: «Io e Fatima volevamo creare qualcosa che fosse molto diverso da quello che già era presente sul mercato delle abaya. Considerato che la maggior parte delle giovani donne indossa abaya nere, volevamo dar vita qualcosa che fosse più alla moda ma comunque in linea con la cultura locale e che facesse sentire le ragazze a proprio agio».

Essere alla moda rispettando cultura e religione del Qatar

La 16enne ci ha spiegato tutto il procedimento per arrivare al prodotto finito e come le abaya di Dome Fashionistas hanno intercettato i gusti delle qatarine: «L’abaya è parte della tradizione e della religione delle giovani donne qui in Qatar, quindi ovviamente abbiamo dovuto stare attente a determinate questioni. Per fare qualche esempio, non potevamo mettere delle facce sulle abaya o scritte e disegni di dimensioni eccessive. Tutto questo per rispettare la cultura e il fatto che sulle abaya, solitamente, ci sono decorazioni molto semplici. Nella creazione di ogni capo abbiamo dovuto stare attente a non esagerare quindi. Per fare un esempio pratico, avevamo pensato a delle abaya con ricamate sopra delle emoji ma Fatima (che agisce come mediatrice culturale, mitigando quello che sarebbe troppo europeo per incontrare i gusti delle clienti n.d.R) mi ha fatto notare che sarebbe stato troppo, qualcosa che probabilmente le giovani donne non avrebbero voluto indossare. Al posto delle faccine abbiamo optato per le emoji del cibo, sempre in dimensioni ridotte».

«In Medio Oriente si vende sui social»

«Abbiamo Instagram, TikTok e Facebook. Per crearli ci siamo ispirate innanzitutto alle persone che vendevano abaya sui social cercando di capire cosa piacesse ai clienti». La gestione degli account social è affidata al reparto marketing della Camera di Commercio italiana e la direttrice Palma Libotte ci spiega come funziona la vendita online in Qatar: «La pagina Facebook sostituisce a tutti gli effetti il sito web perché in Medio Oriente i social vengono utilizzati tantissimo, sono dieci anni avanti a noi perché si fa tutto lì, dagli ordini dei ristoranti all’engagement con il pubblico. Tutte le aziende, dalle più piccole alle più grandi, sono sui social e l’account Instagram è necessario in qualunque caso e per qualsiasi prodotto. Ogni social ha un target diverso e a gestire quelli più “vecchi” per le ragazze – considerato che loro hanno 16 anni e nemmeno sanno cosa sia Facebook – ci pensa il team della Camera di Commercio».

L’integrazione culturale prima di tutto anche per la Camera di Commercio italiana: «Per noi l’obiettivo principale era supportare queste due giovani e la loro idea innovativa ma anche dare un esempio alle donne qatarine, così da incoraggiarle a produrre prodotti da vendere in Italia. Le abaya di Dome Fashionistas sono state apprezzate ma comunque una novità di un certo tipo, un po’ come la minigonna negli anni ’70».

«Sui social sia commenti positivi che negativi ma niente odio»

«Aimee e Fatima hanno deciso di prendere il trend delle abaya aperte e colorate per portarlo a un livello più alto utilizzando tessuti italiani e rispettando la cultura islamica che, in un paese come il Qatar, è importantissima. Determinate immagini qui sarebbero considerate inammissibili: la faccia di Lady Gaga su un abaya o anche il balletto su TikTok mentre promuovi il prodotto. Deve essere un’azione che evita movimenti troppo sensuali o riferimenti al fisico perché occorre conoscere la loro cultura e rispettarla, non possiamo stravolgerla»

«Piano piano stanno venendo fuori dei commenti, più positivi che negativi, però qualcuno ha detto che gli strass sono molto estremi, non li abbiamo mai visti sull’abaya. Non abbiamo mai avuto problemi di hating, i like arrivano da molte donne locali perché non c’è nulla che insulta la loro cultura. Può essere stravagante per i loro gusti ma, alla fine dei conti, i paesi del Golfo sono moderati e non si vive una condizione di forzatura condizione di forzatura come nei paesi integralisti».

Del resto non è la prima volta che la Camera di Commercio sostiene progetti fashion con buoni risultati e introducendosi con discrezione e rispetto sul mercato del Qatar: «Abbiamo sostenuto una ragazza che, lo scorso anno, ha fatto una collezione di sandali di Capri con pietre Swarovski che sono stati molto apprezzati qui perché i sandali vengono spesso e volentieri compresi negli outfit».

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